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Fusione dei Comuni: ci vuole una legge, facciamola

La Calabria è davvero brava ad essere sempre l’ultima. È quanto è dato rilevare in termini di inadempienza all’approvazione della legge regionale di istituzione della fusione di Comuni. In un momen…

Pubblicato il: 10/03/2015 – 11:57
Fusione dei Comuni: ci vuole una legge, facciamola

La Calabria è davvero brava ad essere sempre l’ultima. È quanto è dato rilevare in termini di inadempienza all’approvazione della legge regionale di istituzione della fusione di Comuni. In un momento di grave crisi istituzionale ed economica, deve essere presa puntualmente al balzo ogni occasione tendente a conseguire una diversa e più produttiva rappresentatività delle istituzioni locali, funzionale a realizzare maggiori economie di scala altrimenti non conseguibili. L’aggregazione delle autonomie – vuoi da perfezionare mediante l’unione o la fusione di Comuni che da realizzare con l’istituzione delle mega-regioni attraverso una revisione delle norme costituzionali e l’approvazione delle leggi attuative – costituisce la ricetta per diminuire sensibilmente i centri decisori della spesa pubblica piuttosto che moltiplicarli. Un modo per condurre a una migliore sintesi l’economia territoriale con l’obiettivo di ottimizzare i servizi pubblici e le prestazioni essenziali compatibilmente con le risorse disponibili, sì da ridurre altresì la pressione fiscale gravante sulla collettività regionale e locale. Un peso tributario che ha raggiunto una cifra intollerabile in Calabria, ove tutto è al massimo a fronte di servizi che sono da sempre al di sotto del minimo. A cominciare da una sanità che non c’è ma che porta ai massimi livelli le addizionali Irpef e l’Irap, per finire al bollo auto più alto del Paese e ai tributi locali da record assoluto, il cittadino è finanziariamente massacrato a causa di chi ha fatto e fa male il proprio mestiere di amministratore pubblico. Più precisamente, dalle nostre parti è frequente rilevare che chi eletto, ricorrendo spesso al voto di scambio (che trova il suo corrispettivo nella promessa di un lavoro quasi mai decoroso), non sa fare ciò che deve, rimanendo così in balìa di una burocrazia frequentemente incapace, perché figlia dello storico clientelismo e non già il risultato di una corretta selezione meritocratica.
Una esigenza ineludibile della Regione Calabria è pertanto quella di mettersi in riga con le altre Regioni relativamente al riordino della normativa regionale funzionale ad avviare il percorso di riforma complessiva del proprio ordinamento locale, indispensabile per renderlo più efficiente e meno costoso in termini di funzionamento. Un adempimento non affatto trascurabile e non più rinviabile, dal momento che da esso dipendono la praticabilità della scelta dei Comuni interessati a fondersi e il godimento dell’ente prodotto dalla fusione dell’incentivo straordinario previsto dall’art. 15, comma 3, del Testo unico degli enti locali. Una premialità di scopo, prevista nella misura massima di 1,5 milioni di euro per singola iniziativa, della quale hanno già goduto 66 nuove entità municipali ubicate nelle regioni resesi puntualmente adempenti all’obbligo legislativo, colpevolmente trascurato in Calabria. Dunque, ancora una volta due Italie, una sorridente e un’altra (con protagonista assoluta la Calabria) condannata a piangere e pagare le conseguenze della cattiva politica.
Quella parte del Paese che sorride è formata dalle solite Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto ma anche della Campania che hanno incentivato e prodotto, con premialità al seguito per circa 10 milioni, rispettivamente, 11, 8, 4 e 2 fusioni comunali. Quella che invece ci comprende, si spera, che di qui a poco sappia rimediare anche a questo, tenuto conto che le volontà a fondersi si stanno via via manifestando prepotentemente, a cominciare dalla iniziativa portata avanti dalle meravigliose Corigliano Calabro e Rossano. Una risoluzione che – se doverosamente estesa all’altrettanta stupenda Cassano allo Jonio con la sua Sibari (e non solo) – potrebbero mostrare, di qui a poco, al mondo che conta il parto di una neocreatura municipale da porre in concorrenza con Pompei in materia di cultura e ricerca archeologica e, dunque, di attrazione turistica, con tanto lavoro al seguito.
Il tutto in attesa che il nuovo consiglio regionale faccia ciò che deve, bene e nel più breve tempo possibile!

 

*Docente Unical

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