REGGIO CALABRIA Henry James Fitzsimons, il faccendiere che per le cosche Aquino e Morabito, che piazzava a ignari clienti stranieri gli appartamenti al mare con cui i clan avevano cementificato la costa jonica, aveva messo le mani anche sull’affare dell’eolico? Forse. O almeno così sembra lasciare intendere Gianni Cretarola, il pentito che con le sue dichiarazioni ha messo in ginocchio il clan di Giovanni Pizzata, calabrese di San Luca che aveva messo gli occhi su Roma. Nel gennaio scorso, le dichiarazioni del nuovo pentito hanno permesso alla Dda di Roma di chiudere il cerchio sulle manovre dei calabresi per prendersi il traffico di droga nella capitale, la Dda di Genova invece da tempo lavora per trovare riscontri alle puntuali dichiarazioni con cui ha ricostruito l’organigramma delle cosche liguri, ma adesso anche i magistrati di Reggio Calabria stanno esaminando attentamente i suoi verbali di interrogatorio. Calabrese d’origine, destinato a essere affiliato in Liguria, ma poi “fatto” ‘ndranghetista all’interno del carcere, soprattutto dietro le sbarre il giovane Cretarola ha avuto modo di conoscere affiliati a locali diversi, di rango diverso e di regioni diverse.
Sotto l’ala protettrice di quello che viene indicato come capolocale di Genova, Antonio Palamara, ha scalato velocemente i ranghi della gerarchia criminale e proprio grazie a uno degli uomini della “copiata” che sancisce il suo passaggio di grado, oggi è forse in grado di fornire nuovi dettagli su Henry James Fitzsimons. Si tratta di Michele Lentini, uomo di punta del clan Sia-Procopio-Tripodi, operante nel Soveratese, legato secondo gli inquirenti, tanto ai Novella di Guardavalle, come ai Vallelunga di Serra San Bruno e ai Costa di Siderno.
Di lui, Cretarola dice «Michele Lentini è figlio di Turi Lentini, uno dei più grossi ‘ndranghetisti della provincia del Catanzarese. Turi Lentini è quello che ha liberato le celle di Locri per il catanzarese. Cosa vuol dire? Che all’interno del carcere di Locri dovevano essere riservate sempre, o piene o vuote, tot celle per tutti gli appartenenti della regione di Catanzaro. Con suo padre, Fiorito Procopio era un grande alleato».
All’epoca esponente di spicco della costola di ‘ndrangheta, operante sulla fascia jonica, nata dalla scissione del clan Novella-Gallace e benedetta dai boss dei viperari Damiano Vallelunga, prima che la faida dei boschi ne ridimensionasse il potere, Procopio era uno dei boss emergenti nella zona del Basso Jonio catanzarese. Cretarola non spiega se abbia mai incontrato personalmente il boss, ma di certo è stato in rapporti con i suoi alleati, i Lentini. Li ha incontrati più volte, insieme hanno programmato diversi affari e conosce bene i business che già gestiscono. Di loro dice infatti «hanno fatto sia associazioni qua su a Milano che giù in Calabria».
Ma soprattutto, «ultimamente si stavano occupando degli investimenti delle pale eoliche; hanno fatto un villaggio che si chiama il villaggio degli irlandesi con un esponente dell’Ira». Un dettaglio importante per gli inquirenti, che nell’ambito dell’inchiesta Black Money accusano Fitzsimons di aver gestito diversi affari con il boss Fiorito Procopio. Uno di questi è proprio il cosiddetto “villaggio degli irlandesi” che lo stesso Procopio stava costruendo a San Sostene.
Si tratta di circa 200 appartamenti concessi, quali intermediari esclusivi, a Fitzsimons e al suo socio, tuttora latitante, Antonio Velardo, che nel giro di poco si sarebbero occupati di vendere tutto a ignari cittadini irlandesi, oggi rimasti con un pugno di mosche in mano. «L’hanno fatto un po’ fuori Soverato, il Villaggio degli irlandesi si chiama. Tantoché quest’appartenente all’Ira si lamentava di tutti questi omicidi che stavano avvenendo», conferma Cretarola ai magistrati, sottolineando il nervosismo di Fitzsimons quando gli omicidi maturati nell’ambito della faida dei boschi iniziano a disturbare gli affari. Che forse non si limitano al villaggio degli irlandesi. Per i pm, infatti, tramite la Soverato costruzioni – costituita ad hoc – Velardo e Fitzsimons hanno acquisito anche le quote della “Seven Wonders srl” società calabrese edile incaricata di realizzare il prestigioso complesso immobiliare “Serra di Mare” sul promontorio di Stalettì.
Tuttavia, dalle parole di Cretarola, sembra che quanto meno Fitzsimons possa essere stato coinvolto anche nell’affare dell’eolico, su cui i Sia-Procopio avevano da tempo tentato di mettere le mani. Circostanze che adesso i magistrati reggini vogliono verificare. Per questo, hanno chiesto ai colleghi di Genova di inviare loro tutti i verbali del collaboratore, che presto potrebbe anche essere ascoltato dalle toghe reggine.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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