PAOLA Dovranno presentarsi davanti al banco degli imputati protagonisti e comparse della vicenda dell’ammanco al Santuario di San Francesco di Paola. È stato il giudice delle udienze preliminari, Pierpaolo Bortone, a decidere il rinvio a giudizio di Massimiliano Cedolia e di altre dieci persone: tutte in qualche modo legate al promotore finanziario cosentino. In particolare il gup ha disposto il rito ordinario per nove imputati, mentre ha accolto la richiesta di abbreviato per i due genitori dell’ex uomo di fiducia del convento dei Minimi. Inoltre sono stati ammessi come parte civile sia il santuario di San Francesco – tramite il legale rappresentante padre Giovanni Sposato – sia l’ex tesoriere della struttura ecclesiastica, padre Franco Russo. La richiesta più cospicua è arrivata ovviamente dai Minimi – difesi dell’avvocato Nicola Gaetano – che hanno chiesto un risarcimento per danni patrimoniali e di immagine pari a 2,5 milioni e una provvisionale di 500mila euro.
Nel corso dell’udienza – durata oltre quattro ore – i legali di tutti gli indagati hanno tentato di smontare i capi di imputazione dei loro assistiti. Senza però vedersi riconosciute le eccezioni sollevate tra cui anche quella di non ammettere l’ex tesoriere padre Franco quale parte civile del processo. Le date delle udienze di quello che si annuncia uno dei processi più attesi per la rilevanza mediatica che sollevo’ la vicenda sono state fissate a settembre prossimo: il 16 in rito ordinario, mentre il 22 inizierà l’abbreviato nei confronti di Attilio Cedolia e Adua Preite, rispettivamente padre e madre del promotore finanziario cosentino. Quest’ultimo ricordiamo finì anche in manette – nel giugno del 2014 – perché ritenuto il deus ex machina di un raggiro perpetrato ai danni dei religiosi. L’uomo, secondo la ricostruzione effettuata dalla Procura di Paola, sarebbe riuscito a far sparire dalle casse dei frati oltre 1,2 milioni di euro. Per l’esattezza 1.254.757,13 euro, che il consulente, approfittando della fiducia riposta dai religiosi, avrebbe poi girato su conti a lui riconducibili o a quelli di suoi congiunti e amici. O che sarebbero stati utilizzati per l’acquisto di beni mobili e immobili intestati anche in questo caso a persone del suo “cerchio magico”. Una minuziosa ricostruzione dei movimenti effettuati da Cedolia – personaggio molto conosciuto anche negli ambienti politici cosentini (il fratello Flavio è stato direttore amministrativo dell’Asp di Cosenza) – per nascondere le somme sottratte ai monaci è stata fatta dagli uomini della guardia di finanza di Paola, delegati assieme ai carabinieri di Paola dal procuratore capo di Paola Bruno Giordano e dalla sostituta Linda Gambassi. Entrambi titolari dell’inchiesta sull’ammanco al Santuario. Ora gli indagati dovranno rispondere di vari reati tra cui truffa e riciclaggio dei denari illecitamente usurpati ai frati minimi.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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