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BUCEFALO | Colpita «l'imprenditoria mafiosa» della Piana

REGGIO CALABRIA «Oggi è una giornata importante perché siamo stati in grado di dare un segnale chiaro: non esistono barriere insuperabili, non esistono oasi che la criminalità organizzata possa pen…

Pubblicato il: 12/03/2015 – 13:45
BUCEFALO | Colpita «l'imprenditoria mafiosa» della Piana

REGGIO CALABRIA «Oggi è una giornata importante perché siamo stati in grado di dare un segnale chiaro: non esistono barriere insuperabili, non esistono oasi che la criminalità organizzata possa pensare di mantenere intatte. La ‘ndrangheta deve essere colpita soprattutto sul piano economico e quest’operazione dimostra come anche i più grandi patrimoni mafiosi possano e debbano tornare in mano allo Stato». È con soddisfazione palpabile che il procuratore capo della Dda reggina ha commentato l’esecuzione dell’operazione “Bucefalo”, eseguita dalla Guardia di finanza e scaturita dall’inchiesta che ha svelato l’ombra dei Piromalli dietro l’impero commerciale degli Annunziata, famiglia di imprenditori di Gioia Tauro cresciuta esponenzialmente dagli anni Ottanta ad oggi, ritenuta il braccio imprenditoriale del potentissimo clan di Gioia Tauro.

 

LE ACCUSE
Una storica, importante e radicata dinastia mafiosa per il procuratore Ottavio Sferlazza – da ieri per volere del Csm a capo della Procura di Palmi – che si è riusciti a colpire al cuore degli interessi economici e imprenditoriali. «Qui siamo in presenza della vera e propria imprenditoria mafiosa, perché il centro commerciale Annunziata è l’espressione sul territorio dei precisi interessi di una dinastia mafiosa di estrema importanza». Orgoglio e vanto della famiglia Annunziata, quell’omonimo parco commerciale – che per gli inquirenti fin dalla nascita è stato pensato e voluto dai Piromalli, in grado anche di condizionare la costruzione del vicino svincolo autostradale per agevolarne l’attività – oggi è costato l’arresto al patron Alfonso Annunziata, accusato di associazione mafiosa e altri reati, mentre sono finiti ai domiciliari o sottoposti all’obbligo di dimora i familiari. Ma se per il fratello dell’imprenditore, Fioravante Annunziata, la moglie Domenica Epifanio, le figlie Rosa Anna, Valeria e Marzia Annunziata, i generi Claudio Pontoriero e Carlo Ambesi , oltre che a Roberta ed Andrea Bravetti e ad Andrea Fanì, le contestazioni sono a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione, frode in commercio, ricettazione e vendita di prodotti industriali con segni mendaci, per Alfonso Annunziata il quadro è molto più serio.

 

IL PARCO COMMERCIALE DEI PIROMALLI
Per i pm Roberto di Palma e Rosario Ferracane che hanno coordinato l’indagine, l’imprenditore originario del napoletano ma trasferitosi a Gioia Tauro fin dagli anni 80, sarebbe in tutto e per tutto un uomo della cosca Piromalli, la cui evoluzione criminale è stata direttamente proporzionale all’espansione commerciale delle sue attività. Uscito pulito da un processo di mafia che nello scorso decennio lo ha visto imputato e assolto in secondo grado, oggi per Annunziata, trasformatosi da ambulante in proprietario del più grande centro commerciale della Calabria e tra i primi del Sud Italia, potrebbe essere più difficile difendersi dalle accuse, basate su dati – sottolineano gli investigatori – molto concreti. «Gli elementi raccolti ci permettono di affermare che fin dai primi anni Novanta, i terreni su cui sorgerà il primo capannone del centro commerciale vengono acquistati da soggetti vicino o riconducibili ai Piromalli», afferma il procuratore Cafiero de Raho. Un investimento in cui i Piromalli credono e che difendono anche dalle pretese dei Molè – famiglia cresciuta all’ombra del potente clan di Gioia, ma allontanata brutalmente con l’omicidio del boss Rocco nel 2008 – che sul Parco Annunziata avevano messo gli occhi.

 

L’EVOLUZIONE CRIMINALE DI ANNUNZIATA
Ma parallelamente alla crescita dell’imprenditore e dell’omonimo parco commerciale, è cresciuto il suo peso criminale nella galassia Piromalli. Da imprenditore vittima dei soprusi dei clan, costretto a chiedere il permesso per tornare a Gioia Tauro dopo essersene allontanato perché vittima di un attentato, Annunziata si è progressivamente trasformato prima in un concorrente esterno, che ha permesso la crescita del sodalizio mettendogli a disposizione le proprie imprese e il proprio tempo libero – intercettato, lui stesso ammette di essere stato per lungo tempo impegnato a intrattenere il boss latitante Giuseppe Piromalli con lunghe partite a carte – ,quindi in un vero e proprio referente dei Piromalli nella grande distribuzione, cui altri imprenditori si rivolgevano per sapere come “comportarsi” a Gioia Tauro. “Da vittima – sottolinea il procuratore Sferlazza – si è trasformato nel titolare della garanzia di sicurezza ambientale”.

 

ANNUNZIATA IL GARANTE
Non a caso, è a lui che si rivolge l’imprenditore Domenico Giovinazzo, interessato all’apertura di un punto Crai, per sapere se «a livello ambientale qua siamo a posto ?». Una domanda di fronte alla quale Annunziata non si scompone, ma si limita a replicare che «sino a due anni fa c’erano… problemi… perché prima erano interessate determinate persone, ora quelle persone non sono interessate. Sono interessate più ad un caffè che oggi non ci sono problemi… non ci sono problemi, quindi… non c’è, non è che… si, si, si, però… erano due parenti… erano due parenti e ora uno è stato messo messo da parte, quello è che curava gli investimenti». Parole che per gli inquirenti dimostrano non solo il ruolo di Annunziata, ma anche la perfetta conoscenza degli equilibri criminali, per anni agitati dallo scontro Piromalli – Molè. In questo senso, ha voluto sottolineare Cafiero de Raho, «gli spaccati emersi in quest’indagine grazie alla ricostruzione della Guardia di finanza, ci consentono anche di ricostruire pagine importanti della storia della ‘ndrangheta della Piana, come lo scontro fra i Tripodo e i Piromalli o quello fra questi ultimi e i Molè».

 

AL MERCATO DELLA CONTRAFFAZIONE
Ma la pesante ombra di uno degli storici casati di ‘ndrangheta, non è l’unica cosa che macchia il noto centro commerciale della Piana. Nel corso delle indagini, gli uomini della Guardia di finanza hanno scoperto anche un gigantesco sistema di contraffazione, che permetteva agli Annunziata di mischiare merce autentica, con prodotti malamente contraffatti. Per gli investigatori, in questo campo operavano di fatto due società riconducibili da una parte ad Alfonso Annunziata e all’omonima ditta individuale, e dall’altra al genero Claudio Pontoriero e alla sua Maipon Line snc. Due reltà solo apparentemente distinte ma che di comune accordo vendevano alla clientela merce abilmente contraffatta come se fosse autentica.

 

a. c.

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