REGGIO CALABRIA Rientrano a pieno titolo le indagini sulla morte del barone Livio Musco, ritrovato ucciso con un colpo di pistola calibro 6,35 alla testa nella sua abitazione di Gioia Tauro nel marzo del 2013, nell’ambito dell’inchiesta chiamata “Bucefalo” condotta dalla Guardia di finanza contro la cosca della ‘ndrangheta dei Piromalli che ha portato all’arresto di otto persone. Il particolare è stato confermato dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, nel corso della conferenza stampa durante la quale sono stati illustrati i particolari dell’operazione “Bucefalo”.
Proprio sui terreni di proprietà della famiglia Musco, i Piromalli diedero il “permesso” all’imprenditore Alfonso Annunziata di costruire i capannoni del più grande centro commerciale della Calabria. Livio Musco, molto conosciuto in Calabria, era figlio del generale dell’ex Sifar, Ettore Musco, erede di una famiglia di feudatari di stirpe borbonica giunta in Calabria per avere ricevuto dal re di Napoli, in compenso delle loro prestazioni militari, centinaia di ettari di fondi agricoli. Nel corso della conferenza stampa il Procuratore Cafiero de Raho si è limitato ad affermare: «Posso solo dire che l’indagine è in corso».
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