REGGIO CALABRIA «Con quest’indagine lo Stato ha vinto», commenta il vicecomandante della polizia tributaria Claudio Petroziello. «Siamo partiti da una semplice verifica fiscale, all’esito della quale è stata riscontrata un’enorme evasione, che ci ha fatto pensare all’ipotesi del riciclaggio». In quel contesto però è stato lo stesso Annunziata – all’epoca intercettato – a dimostrare che il suo ruolo era profondamente diverso e molto più importante. «Quest’indagine è stata possibile seguendo i soldi che si perdevano in mille rivoli attorno alla galassia dell’Annunziata», ma anche – spiega Petroziello – valorizzando e rileggendo le acquisizioni che in passato non erano state approfondite. «Si tratta di un’operazione – aggiunge il generale Miglioli, comandante regionale della Guardia di Finanza – che restituisce quel profumo di libertà che Borsellino nei suoi ultimi discorsi diceva di voler sentire».
Una libertà – aggiunge il generale Giuseppe Bottillo, comandante del nucleo di polizia tributaria «cui siamo abituati, ma che quando viene a mancare ci lascia senza fiato. Ad Annunziata sono stati sequestrati 600mila euro in contanti e oggi non so quanti imprenditori possano permettersi il lusso di avere queste liquidità». Ma tocca forse al comandante provinciale Alessandro Barbera sintetizzare in una sola frase il senso dell’operazione, che «prende il nome dal cavallo di Alessandro Magno, un animale che nessuno era mai riuscito a domare. Noi oggi abbiamo domato la criminalità organizzata».
a. c.
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