CATANZARO Niente soldi per i malati. Il motivo? I computer non funzionano. Hanno ricevuto proprio questa spiegazione gli emodanneggiati calabresi, persone che si sono ammalate in seguito a trasfusioni o interventi chirurgici negli ospedali pubblici. Sono più di mille “malati di Stato”, a cui – in base alla legge 210 del ’92 – spetterebbe un indennizzo bimestrale “tarato” sulla gravità della patologia (dal primo livello, in cui rientrano i pazienti in stato terminale, all’ottavo).
Il condizionale, in questo caso, è d’obbligo, dal momento che la Regione ha accumulato enormi ritardi nei pagamenti. Attualmente il saldo è fermo al secondo bimestre del 2014 (marzo-aprile). Negli scorsi giorni sono stati erogati i ratei relativi al terzo bimestre solo per i primi cinque livelli. A tutti gli altri niente. Alcuni referenti del Comitato “Vittime del sangue infetto” hanno ricevuto spiegazioni abbastanza singolari dalla Ragioneria della Regione. I pc da cui vengono effettuati i mandati di pagamento si sarebbero “impallati”, bloccando tutto l’iter. Un “incidente” banale ma che – a detta dei responsabili della Regione – farà slittare ancora la corresponsione del rimborso ai malati.
In ballo ci sono somme che rappresentano l’unica fonte di reddito per persone che non possono lavorare a causa delle loro patologie. Virus a volte implacabili come l’Hiv e l’epatite.
I rappresentanti degli emodanneggiati lo scorso 26 febbraio erano stati ricevuti dal governatore Mario Oliverio, che aveva assunto l’impegno di accelerare al massimo le procedure di liquidazione, in modo da garantire tutte le spettanze entro il 15 marzo. Promessa che, evidentemente, il presidente della Regione potrà mantenere solo in parte.
ALTRI GUAI
I soldi che spettano di diritto ai malati dovrebbero essere assicurati dal ministero della Salute, ma a complicare tutto è arrivato il decreto legge 78 del 2010, che stabiliva il concorso delle Regioni per il contenimento della spesa sanitaria. Dal 2012 lo Stato ha sospeso, in modo unilaterale, l’erogazione dei fondi. E le Regioni hanno dovuto arrangiarsi da sole, con un fondo ad hoc. La Calabria è riuscita a pagare il dovuto con una certa regolarità solo fino al quarto bimestre 2013, poi il sistema s’è inceppato. E gli indennizzi sono arrivati sempre col contagocce. Tra l’altro, gli emodanneggiati avrebbero diritto alla rivalutazione del rimborso in base al tasso di inflazione. Cosa che in Calabria non è mai avvenuta dal 2001. Proprio per far fronte a queste esigenze, l’ultima legge di Stabilità ha stanziato 100 milioni di euro per le spese legate alla rivalutazione degli indennizzi e ai vari ratei. Durante l’ultima Conferenza Stato-Regioni dedicata al tema, alla Calabria sono stati destinati circa 6 milioni, già insufficienti per coprire gli arretrati. Una cifra che, già a partire dal prossimo incontro – in programma il 25 marzo – potrebbe essere ridotta in sede di ripartizione, perché le Regioni che hanno anticipato i fondi rivendicano “meriti” e maggiori finanziamenti rispetto a chi, come la Calabria, ha fatto poco per sopperire alle mancanze dello Stato.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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