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Processo al clan Gallico, tutti condannati

REGGIO CALABRIA Regge alla prova della sentenza di primo grado il processo Fiore, scaturito dall’inchiesta dei pm Roberto Di Palma, Giovanni Musarò e Adriana Sciglio, che ha svelato il sistema di m…

Pubblicato il: 13/03/2015 – 18:28
Processo al clan Gallico, tutti condannati

REGGIO CALABRIA Regge alla prova della sentenza di primo grado il processo Fiore, scaturito dall’inchiesta dei pm Roberto Di Palma, Giovanni Musarò e Adriana Sciglio, che ha svelato il sistema di minacce ed estorsioni gestito dal clan Gallico di Palmi per raccogliere denaro da destinare ai propri parenti detenuti. Il gup Lauro ha infatti condannato tutti gli imputati – accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, usura ed estorsione entrambi reati aggravati dalle modalità mafiose – a pene che vanno dai 4 anni e 4 mesi ai 9 anni. Ed è proprio questa la condanna inflitta ad Antonio Cosentino, condannato a passare nove anni dietro le sbarre, mentre è di otto anni di reclusione la pena inflitta a Ivan Nasso e Loredana Rao. Va meglio a Domenico Nasso, condannato dal gup a sette anni e sette mesi, mentre è di “soli” sette anni di carcere la condanna inflitta ad Emanuele Cosentino e Rocco Bartuccio. Infine, il gup ha stabilito una condanna a cinque anni e quattro mesi per Antonino Gallico, mentre è di quattro anni e quattro mesi la pena disposta per Rocco Brunetta. Anche per il gup, sono dunque tutti coinvolti nel sistema di estorsioni imposto dal clan agli operatori economici di Palmi, cui regolarmente veniva chiesto di “offrire” un “fiore” per i detenuti. Una richiesta che in realtà nascondeva l’imposizione di una regolare “tassa” a imprenditori e commercianti, secondo un sistema ideato e coordinato dal figlio sedicenne del boss Rocco Gallico, a giudizio di fronte al Tribunale dei minori. Indebolito ma non piegato da arresti e operazioni, il clan – stando a quanto emerso dalle indagini – continuava a vessare commercianti e imprenditori anche per mantenere i tanti affiliati finiti dietro le sbarre. Un regime di terrore imposto seguendo le direttive del boss Gallico che familiari e parenti ricevevano durante i colloqui e portavano all’esterno, ma soprattutto confermato da quattro dei tanti operatori economici strozzati dal clan. Naturale prosecuzione del fortunato filone investigativo Cosa mia, l’inchiesta Fiore ha permesso inoltre di individuare ulteriori soggetti organicamente inseriti nel clan Gallico con ruoli e funzioni ben individuati, ritenuti strumentali alle esigenze dell’organizzazione criminale.

 

a. c.

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