VIBO VALENTIA Aggiungersi alle centinaia di persone che da giorni affollano Piazza Martiri d’Ungheria, sotto la tenda verde che per Vibo è diventata l’emblema delle sorti (precarie) di chi la occupa, per loro non ha sortito alcun effetto. Per gli ex dipendenti della ex Nostromo tutto è rimasto invariato, nonostante gli impegni – verbali – assunti negli scorsi giorni dal governatore Mario Oliverio e dall’assessore al lavoro Carlo Guccione, che a loro e agli altri presenti hanno assicurato «azioni concrete, nonostante la situazione sia difficile».
Difficile è anche far passare un messaggio che ormai sembra quasi una chimera a chi si è visto mettere alla porta quando una delle tante aziende del territorio – la Nostromo di Portosalvo, frazione del Vibonese – ha ceduto il passo a una nuova gestione e a un nuovo “marchio”, la Marenostro a sua volta interessata da una vertenza.
Dal cambio di guardia sono dieci i dipendenti che, venendo meno gli impegni presi dall’imprenditore Vincenzo Ceravolo di reintegrare le vecchie maestranze, sono rimasti fuori. Una situazione, la loro, diversa – forse più problematica – rispetto a quella dei 44 dipendenti in forza alla Marenostro che, pur non ricevendo lo stipendio dallo scorso aprile, hanno ritrovato occupazione nel corso della nuova gestione.
«Per noi – raccontano – erano stati stanziati 150mila euro a testa per il reintegro. “Vibo sviluppo” era l’organismo preposto alla vigilanza, ma non ha compiuto il suo dovere». Si sono così visti liquidare da una «semplice nota, dove l’imprenditore affermava di essere già a pieno regime». Nonostante questo, avrebbe “intascato” le due tranche di finanziamenti – quelli destinati al reintegro, per intenderci – subendo peraltro una penale.
Una magra consolazione per gli ex lavoratori, per i quali lo scorso settembre è scaduta la cigs, e dunque tagliati fuori dagli ammortizzatori sociali e, peggio, da vere prospettive occupazionali.
«Non chiediamo assistenza – hanno detto – ma un lavoro vero. Molti di noi non sono più giovani, abbiamo figli a carico e situazioni difficili da sostenere. Chiediamo solo quello che ci spettava anni fa di diritto e ci spetta tuttora: il reintegro in azienda o un lavoro dignitoso. Le nostre richieste si rivolgono soprattutto, oltre a chi era chiamato a rispettare gli impegni assunti, all’assessore al Lavoro Guccione che si è recato fino a Vibo, cui chiediamo per i prossimi giorni un incontro urgente».
Zaira Bartucca
z.bartucca@corrierecal.it
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