di Paolo Pollichieni
Siamo stati insieme per 192 settimane e continueremo a stare insieme per tantissimo tempo ancora, ma sotto una diversa forma: il supporto cartaceo cederà il passo a quello digitale. Per chi, come me, è cresciuto nel mondo della carta stampata, il distacco non è facile e tuttavia appare oggi inevitabile perché il Corriere della Calabria, nella sua versione online sta conoscendo una vorticosa crescita, nei numeri e nella qualità dell’informazione prodotta e si presenta anche con i conti in regola. Non è così, invece, per il settimanale tirato su carta: prodotto apprezzato, curato nei dettagli, fresco nonostante la cadenza, appunto, settimanale. E tuttavia gravato da costi al limite dell’insostenibilità, a meno di non disporre di supporti editoriali introvabili alle nostre latitudini, oppure trovabili, ma a scapito dell’onestà e della trasparenza dell’informazione offerta.
Inoltre, e anche di questo abbiamo informato i nostri lettori, troppi attori possono influire e influiscono nella filiera della carta stampata, dalla tipografia all’intermedia e media distribuzione per giungere sino all’edicolante. Ne viene fuori un contesto spesso difficilmente governabile per una realtà editoriale piccola, come la nostra, che non può permettersi il ricorso a figure professionali come l’ispettore delle vendite e l’addetto alla commercializzazione.
Diversamente, si può essere diretti protagonisti nella cura del giornale online, specialmente se si ha la fortuna, e noi l’abbiamo avuta, di incrociare compagni di viaggio preparati, competenti e seri come gli amici di Synapsis, società che si prende cura del nostro sito e che in queste settimane ha lavorato per renderlo ancora più performante e per consentirci di avviare nuove rubriche e nuovi spazi informativi dei quali dirò tra qualche rigo.
Sul web, il Corriere della Calabria è in costante crescita e qui i dati non sono suscettibili di manipolazioni o artifizi perché l’analisi è affidata ad un soggetto terzo come Google Analytics. E sono numeri che ci consentono di non scendere in nessun giorno della settimana sotto i trentamila contatti unici, di avere una percentuale di fidelizzazione attorno al 75%, di contare oltre un milione e mezzo di pagine visitate su scala settimanale e di essere seguiti moltissimo anche fuori dalla Calabria, posto che la seconda città per numero di contatti quotidiani, dopo Cosenza, è Roma e la terza è Milano.
Fare buona informazione, però, è sempre più difficile e non si tratta solo di metterci correttezza e libertà, occorre anche metterci quella cura professionale che sa più di artigianato che non di modello industriale. Insomma c’è anche la necessità di concentrare la redazione su un unico prodotto editoriale per poterlo curare meglio e per poter aumentare, in quantità e in qualità, il servizio offerto.
Aprire ad approfondimenti multimediali, inaugurare spazi che siano da corollario alla notizia principale, avviare rubriche tematiche, tutti obiettivi raggiungibili solo attraverso una scelta che ci porta a sacrificare il romantico supporto cartaceo per incentivare la crescita dell’offerta sul web.
È quello che, alla fine, tutti insieme e non senza una linea di malinconia, abbiamo deciso di fare. La famiglia del Corriere, anche attraverso questo sacrificio, cresce nell’offerta giornalistica, nei contenuti e pure nelle risorse umane, visto che le economie che si andranno a realizzare con l’abbandono della carta stampata verranno investite, appunto, nel potenziamento dei servizi a supporto della crescita del giornale online. E chissà che il nostro, con riferimento al mondo della carta stampata, non si riveli in futuro soltanto un arrivederci, piuttosto che un addio….
Quel che è certo è che da subito aumenteranno i nostri servizi giornalistici sul web; la rubrica “Omissis” sarà affiancata da un “Forum” che si incaricherà di mettere a fuoco, con il personaggio del momento il fatto del momento; l’articolazione degli spazi informativi sarà caratterizzata da maggiore specificità.
E resteranno orgogliosamente ospitati i contributi e gli approfondimenti che già in 192 numeri sono arrivati da opinionisti autorevoli che non smetteremo mai di ringraziare: Gregorio Corigliano, Ettore Jorio, Antonio Mazzone, Lucia Prete e Franco Scrima. Senza far torto a nessuno di loro, un ringraziamento particolare, per il contributo di idee e per il qualificatissimo apporto dato su una tematica sempre difficile e sdrucciolevole come la giustizia, va a Vincenzo Macrì, procuratore generale di Ancona e in passato viceprocuratore nazionale antimafia. Magistrato che ha molto inciso nella storia del contrasto alle consorterie criminali di questo Paese e nella lettura delle dinamiche che hanno reso, purtroppo, sempre più penetrante il rapporto tra ‘ndrangheta e istituzioni.
Speriamo, ma ne abbiamo la quasi certezza, che anche in questa seconda fase della nostra vita editoriale ci sarà possibile contare sul loro contributo.
A chi ha compreso o comprenderà le ragioni di questa nostra scelta, diciamo grazie. E grazie diciamo anche a chi, pur comprendendole, faticherà a perdonarcela, perché sappiamo bene che nella realtà calabrese togliere il supporto della carta stampata significa fare uno sgarbo a una fascia di lettori non indifferente. A tutti, però, promettiamo un costante e maggiore impegno perché le notizie circolino sempre e comunque. E siano notizie vere, complete, irriverenti (quando serve), rispettose delle persone ma anche del diritto di cronaca. È l’unica strada che una democrazia ha per difendere la verità delle cose e la realtà della vita quotidiana. Obiettivo sempre più difficile da raggiungere perché aumentano le debolezze della nostra categoria mentre aumentano le tecniche di depistaggio della pubblica opinione.
Un vecchio capo della Cia, deponendo davanti al Congresso americano, si difese dall’accusa di avere comprato giornalisti per manipolare l’informazione, con una frase sprezzante ma, purtroppo, tutt’altro che non vera: «E che ragione avevo – disse – di manipolare i media, se potevo manipolare la realtà?».
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