Ultimo aggiornamento alle 22:10
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

"Falsa politica", condannato Cherubino

LOCRI È all’ex consigliere regionale Cosimo Cherubino che va la condanna più pesante fra quelle comminate oggi dal Tribunale di Locri agli imputati del procedimento Falsa Politica, l’inchiesta del …

Pubblicato il: 16/03/2015 – 18:20
"Falsa politica", condannato Cherubino

LOCRI È all’ex consigliere regionale Cosimo Cherubino che va la condanna più pesante fra quelle comminate oggi dal Tribunale di Locri agli imputati del procedimento Falsa Politica, l’inchiesta del pm Antonio De Bernardo che ha svelato come fosse il clan Commisso a determinare i destini politici, economici e sociali di un’intera comunità. Una sentenza che rispetta in pieno la richiesta della pubblica accusa, secondo cui Cosimo Cherubino era l’uomo che i clan avevano scelto come proprio rappresentante in consiglio regionale. Va meglio all’altro politco imputato in questa tranche del procedimento, l’ex assessore Antonio Commisso, cl. 73, assolto da tutte le accuse a suo carico, come pure Rocco Commisso. Arrivano invece condanne pesanti per Domenico Commisso e Rocco Tavernese, condannati a 9 anni e 6 mesi, mentre è di 10 anni e 6 mesi la pena decisa per Giovanni Verbeni e Damiano Rocco Tavernese. Una sentenza che conferma in pieno l’impianto accusatorio, secondo cui, con diversi compiti e ruoli ma con obiettivo e intento comune, sono tutti espressione di quel sistema che ha preso in ostaggio l’amministrazione pubblica di Siderno e l’ha resa schiava dei voleri del clan. Le ‘ndrine – ha svelato l`inchiesta della Dda reggina, che completa ma non conclude il filone investigativo sul quale sono state tessute indagini come “Il crimine”, “Recupero-bene comune” e “Locri è unita” – erano arrivate fino ai gangli della vita politica del paese della Locride. A determinare i destini di un’intera comunità era infatti il clan Commisso, la cui benedizione era necessaria per tentare la scalata in politica. Per questo, politici di ogni colore e schieramento si presentavano dal boss Giuseppe Commisso, “U mastru” che da dietro il bancone della sua lavanderia “Apegreen” dispensava buoni consigli e ricordava le regole che nessuno poteva permettersi il lusso di infrangere. Tutte conversazioni registrate e analizzate dagli investigatori e destinate a pesare su un procedimento che si candida ad essere prima di tutto una fotografia impietosa della politica e della società della Locride e non solo. Cosimo Cherubino – ha svelato infatti l’inchiesta – era l’uomo che i clan avevano scelto come proprio rappresentante in consiglio regionale. Al riguardo, scriveva infatti il gip Silvana Grasso nell’ordinanza di custodia cautelare «dalle indagini emerge, in particolare, con assoluta chiarezza il tentativo di condizionamento dell’esito delle consultazioni regionali del marzo 2010 seguito nella fase organizzativa in presa diretta dalle intercettazioni che danno anche conto dell’esito parziale conseguito, avendo reclutato per il proprio candidato una impressionante quantità di preferenze, idonea a riconoscergli, in ogni caso, una posizione di prestigio politicamente rilevante, nonostante la erronea collocazione in una compagine non idonea a farlo vincere. Ad essere stato prescelto da Commisso Giuseppe, era stato il candidato Cherubino Cosimo, già esponente del partito Socialista Italiano e dal dicembre 2009 – conclude – transitato nel Popolo delle libertà».

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x