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Ammanco al Santuario di Paola, le operazioni online del frate deceduto

PAOLA C’è un capitolo non approfondito a pieno dall’inchiesta sull’ammanco al Santuario di Paola che nei giorni scorsi ha portato al rinvio a giudizio di Massimiliano Cedolia, l’ex fiduciario dei f…

Pubblicato il: 17/03/2015 – 12:24
Ammanco al Santuario di Paola, le operazioni online del frate deceduto

PAOLA C’è un capitolo non approfondito a pieno dall’inchiesta sull’ammanco al Santuario di Paola che nei giorni scorsi ha portato al rinvio a giudizio di Massimiliano Cedolia, l’ex fiduciario dei frati Minini di Paola e di altre dieci persone legate per vincoli di parentela o amicizia al promotore finanziario cosentino. Una vicenda su cui ha acceso anche i riflettori la puntata di ieri di Storie vere, la trasmissione mattutina di RaiUno a cui ha partecipato anche il Corriere della Calabria. E riguarda il rapporto poco trasparente tenuto dalla banca on line dove sono confluiti centinaia di migliaia di euro provenienti dal conto intestato alla “Chiesa ex conventuale di San Francesco di Paola”. Si tratta in particolare di un milione e 695mila euro che mediante quattro bonifici provenienti dalla “Gestione fondi patrimoniali della Banca popola di Vicenza” sono finiti su conti correnti accesi presso l’Iw Bank del gruppo Ubi. Ebbene dalle indagini portate avanti dalla guardia di finanza di Paola, coordinate dal procuratore capo di Paola Bruno Giordano e dal sostituto Livia Gambassi, emergerebbe con chiarezza che quelle somme sarebbero state accreditate su conti correnti i cui titolari non possedevano neppure un reddito tale da giustificare trasferimenti di una così fatta mole di soldi. Stando alle risultanze dei finanzieri, in particolare, tra il 2007 e il 2012 sarebbero finiti sul conto intestato a Carmelina Preite, zia del promotore finanziario, ben 878.853 euro. Una cifra decisamente alta per una donna – ultraottantenne – con un reddito dichiarato non superiore ai 15mila euro l’anno. Una dissonanza non da poco che non avrebbe fatto scattare alcun alert né tantomeno un controllo specifico da parte dei vertici dell’istituto bancario. Né avrebbe sollevato alcuna perplessità la circostanza che quella mole di soldi proveniva da un conto corrente intestato a un frate. Soprattutto perché successivamente proprio da quei conti – beneficiari di ingenti somme – si è innescato un vorticoso giro di trasferimenti e operazioni di acquisti di titoli in borsa. Nonostante tutti questi aspetti da parte dei responsabili dell’istituto bancario non sarebbe partito alcun meccanismo d’ispezione né alcuna comunicazione di anomalia al sistema antiriciclaggio della Banca d’Italia. Verifiche che normalmente scattano in automatico anche per trance decisamente di minore portata.

Santuario Storie vere

 

IL MODULO FIRMATO DA UN FANTASMA
E poi c’è un altro aspetto che emerge dall’inchiesta sul buco milionario ai fondi dei frati Minimi. Secondo la documentazione recuperata dagli inquirenti, il modulo di adesione al servizio di trading on line (denominato Iw Scalper) collegato al conto corrente intestato al Santuario sarebbe stato sottoscritto da un frate deceduto. «Il modulo – scrive il gip nel decreto di sequestro preventivo – risulta sottoscritto da padre Michele Serpe, senza l’ulteriore apposizione del timbro della “ex Chiesa conventuale”, senza alcun benestare e/o firma congiunta dell’economo padre Russo e, ancor più rilevante, riporta la data del 29.05.2008, ovvero circa cinque mesi dopo la morte del predetto padre Michele Serpe, deceduto in data 25.01.2008». Il frate, legale rappresentate del convento, non avrebbe potuto neppure sottoscriverlo nei mesi precedenti visto che – da quando accertato dagli inquirenti – il padre versava in condizioni di salute gravi «tali da non renderlo in grado, a volte, neanche di parlare» e «aggravatesi ancor di più negli ultimi mesi immediatamente antecedenti alla data del decesso». Inoltre per un lungo periodo proprio per le precarie condizioni di salute padre Michele si trovava ricoverato nel Policlinico “Silvestrini” di Perugia. Mentre il frate versava in queste condizioni dal conto a lui intestato partivano numerosissime operazioni di compravendita di azioni. All’insaputa dagli altri monaci e soprattutto senza alcun controllo da parte della banca.

 

Roberto De Santo

r.desanto@corrierecal.it