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Caso Naccari, la versione del brigadiere Marino

REGGIO CALABRIA È con la testimonianza del brigadiere Maurizio Marino, principale teste d’accusa, che si inaugura ufficialmente lo scontro fra il pm Mauro Leo Tenaglia e i legali al processo che ve…

Pubblicato il: 17/03/2015 – 18:08
Caso Naccari, la versione del brigadiere Marino

REGGIO CALABRIA È con la testimonianza del brigadiere Maurizio Marino, principale teste d’accusa, che si inaugura ufficialmente lo scontro fra il pm Mauro Leo Tenaglia e i legali al processo che vede imputato l’ex consigliere regionale, Demetrio Naccari, accusato in concorso con la moglie Valeria Falcomatà – medico nell’unità di Dermatologia degli ospedali Riuniti di Reggio Calabria – di aver effettuato pressioni sui vertici dell’assessorato regionale alla Sanità dell’epoca per ottenere la nomina di una persona ritenuta amica nella commissione esaminatrice del concorso cui avrebbe partecipato la donna. Assieme a loro, sono accusati a vario titolo a rispondere anche i commissari chiamati a giudicare quel concorso – Iginio Postorino, Giuseppe Crisalli, Giuseppe Caserta – ma anche i dirigenti dell’azienda sanitaria Domenico Mannino e Paolo Vazzana, come Antonio Bonura, accusato di favoreggiamento personale perché in sede di indagini avrebbe taciuto informazioni in suo possesso. Accuse sempre respinte dai diretti interessati, oggi rappresentati in aula dai rispettivi legali che hanno dato non poco filo da torcere all’ufficiale chiamato a spiegare la genesi dell’indagine, partita dalla denuncia dell’allora primario facente funzioni, Maria Carmela Arcidiaco. Alla base dell’esposto presentato dalla dottoressa – non interessata al concorso perché già in possesso della qualifica di aiuto messa a bando – una serie di conversazioni registrate di nascosto non solo con la collega Falcomatà, ma anche con dirigenti dell’Asl e commissari, che Arcidiaco si sarebbe anche preoccupata di trascrivere, a sostegno della propria denuncia. Per la dirigente del reparto di Dermatologia, quel concorso – di cui risulterà vincitrice la dottoressa Falcomatà, dopo la rinuncia del collega Francesco Borgia, proprio nei mesi della selezione contattato per incarichi accademici – sarebbe stata viziata da condizionamenti politici. Naccari, marito di Falcomatà, secondo quanto denunciato dalla Arcidiaco e sostenuto oggi dalla procura, avrebbe tentato di condizionare l’esito del concorso, attraverso la creazione di una commissione compiacente. Un’ipotesi su cui Arcidiaco – all’epoca in corsa per una nomina a primario resa possibile dalla trasformazione di Dermatologia da struttura semplice a struttura complessa – “interroga” i suoi ignari interlocutori, le cui parole sono divenute poi parte del materiale probatorio oggi a carico degli imputati, perché per la Procura testimonierebbero che quel concorso sarebbe stato drogato da una commissione favorevole alla dottoressa Falcomatà. Conversazioni oggi, nonostante l’opposizione dei legali, riportate in aula dal brigadiere che tra le proteste degli avvocati per le valutazioni personali introdotte, sosterrà “ci sono riscontri oggettivi concreti”. In realtà, per cinque degli originari indagati – inclusi i commissari che per l’accusa erano “graditi” alla coppia, Giancarlo Valenti e Vincenzo Schirripa – non emergerà alcun elemento con concreto, tanto che sarà lo stesso pm Tenaglia a chiedere qualche tempo fa l’archiviazione.

Diversa invece, secondo la pubblica accusa, la posizione degli imputati oggi a processo, tutti a vario titolo coinvolti nel concorso contestato. Una tesi che il controesame delle difese intervenute oggi ha tentato di smontare, a partire dalla meticolosa analisi dell’inziale mancato sequestro dei bussolotti usati per il sorteggio dei nomi dei commissari. Stando all’ipotesi investigativa esposta dal brigadiere Marino, sarebbero stati sequestrati solo successivamente pe dietro esplicita richiesta perché verosimilmente compilati in seguito, mentre per le difese semplicemente non sarebbero stati chiesti all’ufficio competente. Un dato emerso all’esito di un controesame serrato e a tratti teso, che però non sembra ancora raggiunto il suo climax: solo il prossimo 19 maggio i legali dei principali imputati – l’ex consigliere Naccari e la dottoressa Falcomatà – procederanno al controesame del brigadiere, all’esito del quale il politico ha annunciato anche dichiarazioni spontanee.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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