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Quella distanza tra il Pd e il governatore

Al momento la situazione è così raffigurabile: Mario Oliverio tira avanti per la sua strada e non dà confidenza a Ernesto Magorno. Il segretario regionale fa altrettanto e cerca di ostentare s…

Pubblicato il: 17/03/2015 – 18:59
Quella distanza tra il Pd e il governatore

Al momento la situazione è così raffigurabile: Mario Oliverio tira avanti per la sua strada e non dà confidenza a Ernesto Magorno. Il segretario regionale fa altrettanto e cerca di ostentare sicurezza, legittimando questa sorta di diarchia tra governo regionale e partito.
In mezzo ci sta la Calabria e i calabresi, ormai quasi rassegnati a far da spettatori a diatribe e conflitti che non spostano di un millimetro i macigni che gravano sulle loro spalle. Questo ci è chiaro ma lo accantoniamo per cercare di analizzare meglio l’attuale scenario politico dentro il partito di maggioranza. Torniamo a Magorno e Oliverio. Entrambi sanno bene che a stretto giro il confronto sarà inevitabile ed entrambi sanno altrettanto bene che sono alla guida di eserciti sfiduciati che vivono con disagio l’attuale gestione sia del partito che del governo regionale. Ancora per qualche giorno sarà possibile, al governatore Oliverio e al segretario regionale Magorno, fare i separati in casa e fingere di ignorarsi, ma entro fine mese sanno bene, entrambi, che la resa dei conti è inevitabile.
Lo sa Magorno, al quale il vicesegretario nazionale, Lorenzo Guerini, non manca di notificare le difficoltà che si riscontrano nel mantenere in vita, in Calabria, una situazione del partito vicina al collasso. Lo sa Oliverio, che già ha sperimentato nella vicenda del commissariamento della sanità cosa significa avere il vuoto alle spalle. Riservatamente, Guerini ha fatto sapere a Magorno che l’assemblea regionale del partito, mai riunitasi dopo il voto, non può essere rinviata ancora. Troppe pressioni in quella direzione e troppe richieste di un chiarimento interno continuano ad arrivare al largo del Nazareno. Anche la storia dei tre segretari provinciali, incompatibili ma ben saldi sulla poltrona, è non più tollerabile a Roma. Ci si prepara a un duro confronto in Campania, non si può accettare che qualcuno accusi la segreteria nazionale di strabismo, laddove dovesse evitare il commissariamento delle segreterie provinciali di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Catanzaro.
Mario Oliverio potrebbe approfittare di questo momento di oggettiva debolezza del renziano Magorno per far saltare gli equilibri in seno all’assemblea regionale del Pd. Potrebbe, ma preferisce masticare a vuoto e rinviare ancora di qualche settimana la resa dei conti. Il perché è presto detto: il 23 marzo è dietro l’angolo e segna una data importante perché scadono i sessanta giorni dalla prima lettura della riforma statutaria imposta da Oliverio già nella prima seduta utile del consiglio regionale. Si dovrà tornare in Consiglio per la seconda lettura e a quel punto le tanto agognate riforme statutarie saranno operative. Tradotto in soldoni, significa che Mario Oliverio avrà mano libera nella nomina dei suoi assessori regionali. Potrà scegliere senza il condizionamento del vecchio statuto che, invece, poneva uno sbarramento in misura del 50% al tetto degli assessori esterni.

Ecco spiegata la ragione dell’attendismo di Oliverio: non intende far saltare il banco e andare allo scontro finale con Magorno prima della definitiva riforma dello Statuto regionale. E Magorno? Beh, lui ha un problema un poco più complesso: convincere della sua ancora attuale leadership non tanto Mario Oliverio, quanto proprio Lorenzo Guerini.

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