Verrà portata in aula il 30 marzo prossimo la riforma dello Statuto regionale approvata il 23 gennaio. Si tratterà di una mera “seconda lettura” e non sono previsti né dibattiti e né emendamenti, il che dovrebbe spianare la strada per una pubblicazione della riforma nel primo numero utile del Burc. Tutto a posto, dunque?
Neanche per sogno, il trappolone, l’ennesimo per Mario Oliverio, è dietro l’angolo. Il governatore sarà libero di cercare di evitarlo o potrà ignorare anche questo segnale di pericolo, come ha fatto da dicembre a marzo quando gli si faceva presente che il governo Renzi di nominarlo commissario per l’emergenza sanitaria non ne aveva neanche la minima voglia. Il punto è questo: una volta avvenuta la pubblicazione del nuovo Statuto regionale sul Bollettino ufficiale della Regione Calabria, si dovrà attendere che passino novanta giorni, termine messo a disposizione dei calabresi perché, ove nelle forme e nei numeri previsti, qualcuno lo ritenga, possa chiedere che si vada a referendum sul nuovo Statuto. Il referendum popolare sulle modifiche dello Statuto, tra le altre cose, può essere chiesto anche qualora ne faccia richiesta un quinto dei componenti del consiglio regionale, ovvero sei rappresentanti tra quelli che attualmente siedono a Palazzo Campanella.
Ecco che, a esser buoni e ottimisti, la giunta regionale resterebbe monca e il governo della Calabria al palo, almeno per tutta l’estate prossima ventura. Insomma, un anno di legislatura buttato alle ortiche.
Non lo sapevano i due gradi costituzionalisti che affiancano Mario Oliverio sulla plancia di comando di Palazzo Alemanni? Oppure credono ancora che continuando a fidarsi dei vecchi arnesi riciclati potranno evitare trappole e trappoloni?
pa. po.
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