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Caso Lanzino, processo alle battute finali

COSENZA Si avvia alla conclusione il processo sulla morte di Roberta Lanzino, la studentessa di Rende violentata e uccisa il 26 luglio del 1988. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Cosenza, presiedut…

Pubblicato il: 19/03/2015 – 12:13
Caso Lanzino, processo alle battute finali

COSENZA Si avvia alla conclusione il processo sulla morte di Roberta Lanzino, la studentessa di Rende violentata e uccisa il 26 luglio del 1988. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Cosenza, presieduta dal giudice Maria Antonia Gallo, all’esito dell’udienza che si è svolta questa mattina. Un’udienza, questa volta, senza colpi di scena e nella quale si è verificato quanto annunciato, cioè la chiusura dell’istruttoria dibattimentale. Prima delle decisioni della Corte sono stati sentiti in aula i carabinieri del Ris di Messina, che hanno eseguito esami sui reperti relativi all’omicidio. «Il Dna rinvenuto sul campione esaminato non appartiene agli imputati». Lo ha ribadito il maggiore Carlo Romano del Ris di Messina. Per l’omicidio della studentessa di Rende sono imputati Franco Sansone e Luigi Carbone, vittima di lupara bianca. Per la morte di Carbone sono accusati Alfredo Sansone e il figlio Remo, rispettivamente padre e fratello di Franco, che secondo l’accusa lo avrebbe ucciso affinché non rivelasse particolari sul delitto.
Il Ris di Messina, nei mesi scorsi, ha ricevuto dal tribunale l’incarico di analizzare alcuni reperti e in particolare un campione di terriccio prelevato sotto il cadavere di Roberta. Il reparto scientifico dei carabinieri lo ha analizzato riuscendo a isolare il Dna e confrontandolo con quello di Franco Sansone e dei familiari di Carbone, nello specifico con quello dei genitori e dei figli maschi. Il Ris, oggi, in udienza ha ribadito quanto confermato nella perizia già depositata, cioè che quel Dna appartiene a due persone ma che non è assolutamente compatibile con quello di Sansone e Carbone.
I militari – rispondendo a una specifica domanda dell’avvocato Ornella Nucci, legale della famiglia Lanzino – hanno affermato di non poter stabilire scientificamente se quella mistura di sangue e liquido seminale sia riconducibile a quel momento e a quel luogo. Un elemento da non sottovalutare, per l’avvocato Nucci, perché, come ribadito all’epoca della vicenda dalla Procura, Roberta potrebbe essere stata violentata e uccisa in un altro luogo e poi portata nel posto dove è stato trovato il cadavere. Dopo alcune richieste della difesa e delle parti civili – tutte respinte dalla Corte – la presidente Maria Antonia Gallo ha comunicato la chiusura dell’istruttoria dibattimentale e ha fissato un calendario di udienze. Il processo è stato aggiornato per la requisitoria del pm e per le arringhe delle parti civili al prossimo 16 aprile. Si proseguirà con le discussioni di parte civile e difesa anche il 22 e 23 aprile, giorno in cui potrebbe essere emessa la sentenza. In aula, come sempre, la signora Matilde, mamma di Roberta oggi confortata anche dalla presenza degli altri figli. Che attendono verità e giustizia da quasi trenta anni.

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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