CATANZARO «Ci siamo dimessi in silenzio e senza clamore manifestando e comunicando, agli organi preposti, che non c’erano più le condizioni per un attività proficua così come si conviene a un organismo collegiale democraticamente eletto. Ancora oggi, nonostante gli scomposti attacchi, manteniamo questo atteggiamento leale e rispettoso verso il mondo dello sport, da cui proveniamo, contrari a plateali interventi». Lo affermano, in una nota congiunta, i cinque componenti dimissionari della giunta del Coni Calabria, Roberto Cardona, Fabio Colella, Vincenzo Perri, Saverio Neri e Fortunato Messineo.
«Le nostre dimissioni – proseguono – hanno manifestato un’assunzione di responsabilità verso chi ci aveva eletto e non mettendo in discussione la onorabilità di alcun dirigente, con il solo fine di riportare lo sport calabrese, in questo momento di crisi, al centro delle attenzioni. Avremmo sicuramente illustrato il tutto al consiglio regionale del Coni, convocato per il 3, e poi inspiegabilmente annullato dal presidente. D’altro canto il disagio che si è vissuto all’interno del Coni Calabria era tale che le nostre dimissioni sono state precedute dalle dimissioni del coordinatore tecnico regionale a settembre 2014, dalle dimissioni del revisore dei conti, dalle dimissioni del vice presidente della giunta. Tutte situazioni determinate dalla gestione monocratica e poco rispettosa dell’organo collegiale e delle funzioni dei vari componenti. Siamo stati e siamo sempre rispettosi dei regolamenti e delle sue applicazioni, nello sport e nella vita, evidenziando, più volte nelle varie riunioni di giunta come si evince dagli stessi verbali, il mancato rispetto delle norme e delle scadenze richieste dal Coni nazionale e del regolamento dell’organizzazione periferica del Coni».
«Il documento inviato al segretario generale del Coni a firma dei sei componenti dell’ex giunta Calabria – prosegue la nota – riporta le firme originali e l’espressa volontà di ognuno dei firmatari compreso quella del componente Giuseppe Tropeano». «Confermiamo – affermano i componenti dimissionari – che la firma del documento, furbescamente “incriminato”, è stata apposta alla presenza di tutti i firmatari, compreso il signor Tropeano e di altre persone; il documento, preventivamente condiviso e sottoscritto, è stato datato il giorno dell’invio alla segreteria nazionale del Coni con l’accordo di tutti. La motivazione del successivo invio del documento è determinata dalla decisione unanime, su proposta dello stesso Tropeano, di fare una ulteriore responsabile verifica all’interno della giunta Coni. Pertanto, ci si è autoconvocati il 19 febbraio per un’ulteriore analisi e, non trovando soluzione ci siamo determinati a confermare le dimissioni in modo tale da dare una svolta e nuovo impulso alla governance regionale. Alla riunione del 19 febbraio era assente giustificato Tropeano il quale aveva precedentemente confermato, verbalmente (nel post riunione della giunta regionale Coni del 11 febbraio), che si sarebbe conformato alla decisione della maggioranza. Alla conclusione della riunione si contattava telefonicamente Tropeano il quale, condividendo, ancora una volta, l’analisi dell’andamento del comitato regionale Calabria e della grave situazione dello sport calabrese, e vista l’impossibilità nel proseguire in modo tranquillo e produttivo l’impegno con la giunta, confermava le proprie dimissioni e la volontà affinché si inviasse il documento. Lo stesso, successivamente alla riunione, confermava a più interlocutori questa sua volontà. Il 21 febbraio il documento veniva inviato al Coni nazionale e per conoscenza allo stesso Tropeano via mail. Solo il 24 febbraio Tropeano, come nelle sue possibilità e in maniera del tutto conscia inviava al Coni regionale documento dove esprimeva il proprio pensiero di “non interrompere l’azione di giunta”, senza smentire la veridicità della firma».
«La firma apposta – concludono i cinque dimissionari – contrariamente a quanto affermato da Tropeano, è uguale a quella da lui apposta sul foglio presenze delle riunioni di giunta che fin dal 2013 provvedeva a firmare. I sottoscritti, loro malgrado, sono costretti a tutelarsi in tutte le sedi opportune, nessuna esclusa, per salvaguardare la propria onorabilità e l’immagine di sportivi e professionisti legati ai valori della legalità nel senso più radicale e profondo».
x
x