BOLOGNA Condanne fino a cinque anni e due mesi per chi ha scelto di essere processato in rito abbreviato e rinvio a giudizio per gli imputati che andranno a dibattimento. È l’esito dell’udienza preliminare a Bologna seguita all’operazione “Zarina” dei carabinieri di Reggio Emilia, che ad aprile portò a 13 arresti. I condannati rispondono a vario titolo di reimpiego di denaro di provenienza illecita e intestazione fittizia di beni, reati aggravati dall’agevolazione dell’associazione mafiosa. Il gup Rita Chierici ha condannato in particolare Anna La Face e Salvatore Mungo a due anni, Vito Muto a cinque anni e due mesi (si trova ai domiciliari), Diego Tarantino a quattro anni (ai domiciliari), e Federico Periti a quattro anni, cinque mesi e dieci giorni: quest’ultimo si trova in carcere.
Andranno a processo davanti al Tribunale di Bologna (l’udienza è fissata per l’8 ottobre) Michele Pugliese, due suoi famigliari, Mirko e Mery, l’ex compagna Caterina Tipaldi, e altri quattro. I reati contestati dal pm della dda di Bologna, Marco Mescolini, sono reimpiego, intestazione fittizia di beni e estorsione con l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa. Denaro e beni sono riconducibili in larga parte a Michele Pugliese, alias Michele “la Papera”, 39 anni, ritenuto punto di riferimento dell’organizzazione e uomo di spicco delle cosche Arena e Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Fu di circa 13 milioni il valore dei beni sequestrati tra aziende, alberghi in Calabria, trattori, rimorchi e conti bancari. Il gup ha rigettato l’istanza di dissequestro dei beni riferibili ai rinviati a giudizio, mentre sono stati confiscati quelli dei cinque condannati.
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