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Quel richiamo di Galantino

Anche al momento dell’addio alla Diocesi di Cassano allo Jonio, per poter fare a tempo pieno – sono parole di Papa Francesco – il segretario generale della Conferenze episcopale italiana, mons. Nun…

Pubblicato il: 23/03/2015 – 12:57

Anche al momento dell’addio alla Diocesi di Cassano allo Jonio, per poter fare a tempo pieno – sono parole di Papa Francesco – il segretario generale della Conferenze episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, il vescovo dal dolce sorriso e dalle parole sacrosante, di quelle che colpiscono come pietre, quando occorre, non si è voluto smentire. E come avrebbe potuto? Non sarebbe stato lui, il presule scelto, tra i tanti, a occuparsi di tutti Vescovi italiani. E così non ha avuto mezzi termini nel sottolineare come la politica non si occupi, quasi mai degli ultimi. Come dire che la Calabria, e non solo, è stata quasi sempre abbandonata, che ultima fra le ultime la Calabria non ha goduto dei benefici effetti della politica. Per la verità è come «se si fosse coalizzata, a suo dire, sui bisogni di chi non ce la fa. Se chi esercita un potere, ha testualmente detto, guardasse al Crocifisso con vera e autentica devozione, difficilmente riuscirebbe a ignorare il bisogno degli ultimi». Non credo, personalmente, che la politica si sia coalizzata contro chi non ce la fa. Si è trattato, a mio modestissimo parere, di sciatteria, di confusione, del prevalere dell’uno sull’altro, del mors tua vita mea, ma non di coalizione per non fare. Questo no. Non cambia molto, forse. Almeno in termini di risultati. Ultima, in tutti gli indicatori economici e sociali era la Calabria e ultima è ancora rimasta. Col beneficio, da accordare, delle buone intenzioni, adesso che si sta toccando il fondo, se non lo si è già toccato. Mons. Nunzio Galantino, a cui toccherà, da ora in poi, un ruolo di grande rilievo, non si è limitato a parlare solo della politica disattenta o poco concludente. Il segretario della Conferenza episcopale italiana ha voluto ricordare ai sacerdoti e agli uomini di Chiesa che il Crocefisso non è un solo ornamento dell’edificio ecclesiastico, un complemento di arredo. «Se preti e uomini di fede responsabili smettessero di considerare il Crocifisso come una statua di fronte alla quale inchinarsi o inginocchiarsi per chiedere una grazia o per pregare», ma «lo venerassero come l’unica scuola da frequentare o l’unico libro da leggere continuamente, anche la nostra pastorale prenderebbe altre strade e stabilirebbe altre priorità». Che poi sono le priorità che il Papa venuto da lontano non smette, con l’esempio e con la parola, di indicarci pressocché quotidianamente. Man mano che l’omelia di Cassano andava avanti mons. Galantino si inferforava e senza andare per il sottile usava il linguaggio dei semplici, per i semplici. In questo tempo – ha voluto sottolineare il presule – che è segnato da difficoltà di ogni genere e nel quale lo stesso malessere di alcuni uomini è frutto dell’egoismo smisurato di altri – «c’è il rischio di ritrovare il vigore contando solo sulle nostre forze». Nulla di più vero. Oltre che al buon Dio, c’è da affidare la speranza ai politici di buona volontà, che,qui è là,anche in Calabria, incominciano ad emergere – anche in Italia, se non prevalesse il divide et impera. Altrimenti come si fa ad andare avanti o, come si diceva un tempo a tirare la carretta? Sempre più chiaro il vescovo dal volto buono e sorridente. «I giovani sono sempre più smarriti e, purtroppo, a corto di speranza; famiglie sempre più prese dall’ansia e dalla certezza di non farcela». Come si fa, davvero, ad andare avanti? Cosa fanno i giovani. C’è chi non studia e non lavora, c’è chi passeggia in attesa della manna dal Cielo, ma c’è anche chi studia, studia, studia e non approda ad alcun risultato, specie se ai concorsi per un centinaio di posti partecipano decine di migliaia di concorrenti. Ed il cane si morde la coda. Oggi non si sposano più, siano essi maschi o ragazze, devono fare affidamento sui genitori fin quando sarà possibile, la disoccupazione aumenta, la Calabria non cresce neanche quantitativamente. E sprofonda sempre di più verso gli abissi dell’abbandono, verso gli ultimi degli ultimi.

Ed ecco che i genitori, almeno quanti non si vedono costretti a legarsi al politico di turno – e non più rispetto ad una volta – perché il «posto fisso non c’è più e, com’è giusto che sia gli occhi sono apertissimi da parte di tutti» si trovano costretti a vivere nella disperazione. Oltre che ad assistere alla crisi disperata dei loro figli, che è stata inferiore alla loro e che, sic stantibus rebus, è destinata ad aumentare, non sanno, davvero, a quale Santo votarsi, quale Crocifisso supplicare, per dirla alla Galantino. I conti non tornano, la mancanza di sicurezza porta al fallimento. Ecco perché se c’è un impegno politico sociale di cui farsi carico, ad ogni livello di responsabilità, è proprio quello del futuro dei giovani. Del dramma della mancanza di lavoro. Mons. Galantino, e con lui tutta la Conferenza episcopale calabrese, è impegnata in direzione della ricerca di condizioni di vita migliori per una regione,come la Calabria,che con tutti suoi difetti, ma anche con i suoi pregi, non merita la disattenzione politica. Ecco perché Chiesa,scuola e burocrazia devono vivere momenti di maggiore impegno, nell’ottica di una crescita globale del territorio. Non è giusto fare la fila- inutile- nelle segreterie politiche. Uno Stato democratico deve garantire diritti e dignità,per contribuire alla promozione globale dell’intera Calabria. Senza lasciarsi tentare da ciò che non ha nulla di cristiano –la ‘ndrangheta- una “struttura di peccato che stritola i deboli, non li fortifica. Dà solo illusioni. E la Calabria ha necessità di certezze per vivere.

 

*giornalista

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