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Sangue infetto, pm: tutti a processo

COSENZA «Tutti a processo». Il pubblico ministero di Cosenza, Salvatore Di Maio, ha chiesto il rinvio a giudizio per gli imputati del processo sul sangue infetto, che hanno scelto il rito ordinario…

Pubblicato il: 23/03/2015 – 15:57
Sangue infetto, pm: tutti a processo

COSENZA «Tutti a processo». Il pubblico ministero di Cosenza, Salvatore Di Maio, ha chiesto il rinvio a giudizio per gli imputati del processo sul sangue infetto, che hanno scelto il rito ordinario. Il procedimento – che ha coinvolto i vertici e alcuni medici dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza – ha preso il via lo scorso 9 luglio e vuole fare luce sulla morte, avvenuta nell’estate del 2013, di Cesare Ruffolo, un pensionato di Rende.
Ruffolo aveva effettuato una trasfusione, all’Annunziata, con una sacca che poi si è scoperto essere contaminata dal batterio letale serratia marcescens. Questa mattina la Procura ha chiesto il processo per il direttore generale dell’azienda ospedaliera, Paolo Maria Gangemi; il direttore sanitario aziendale Francesco De Rosa; l’ex direttore dell’Unità di immunoematologia dell’Annunziata, Marcello Bossio; per Salvatore De Paola e Luigi Rizzuto, rispettivamente direttore sanitario e dirigente medico in servizio all’ospedale di San Giovanni in Fiore, e per Osvaldo Perfetti direttore medico del presidio unico dell'”Annunziata”.
Dalle indagini, condotte dai carabinieri del Nas e coordinate dai pm Salvatore Di Maio e Paola Izzo, emerse che un mese prima del decesso di Ruffolo un caso analogo si era verificato ai danni del 37enne Francesco Salvo, che è fortunatamente riuscito a sopravvivere alla trasfusione infetta.
Nel corso dell’udienza preliminare di questa mattina De Rosa e De Paola hanno rilasciato dichiarazioni spontanee, affermando la loro totale estraneità alla vicenda.
I magistrati contestano il reato di rifiuto di atti d’ufficio a Paolo Maria Gangemi, a Francesco De Rosa e a Marcello Bossio. Mentre Perfetti e Bossio avrebbero somministrato medicinali guasti. Secondo l’accusa i due, pur essendo a conoscenza della contaminazione delle sacche ematiche, non avrebbero adottato alcuna misura idonea a impedirne l’utilizzo. A Bossio e Perfetti viene contestato, inoltre, il reato di morte in conseguenza di altro reato doloso.
Salvatore De Paola e Luigi Rizzuto – che dovrebbero rispondere di omicidio colposo – avrebbero permesso che la raccolta, il prelievo e la conservazione del sangue avvenissero in locali e in condizioni inidonee, in violazione della normativa speciale dettata in materia. Ai due medici vengono contestate le lesioni personali colpose ai danni di Francesco Salvo, il quale, nel giugno del 2013, a seguito di una trasfusione di sangue contaminato, subì uno shock settico.
Nel corso delle indagini, la Procura ha evidenziato la mancata adozione di un adeguato piano di azioni correttive rispetto a 65 criticità rilevate sin dal settembre del 2012 da una struttura di controllo della Regione Calabria durante una visita ispettiva nel Centro trasfusionale. L’omessa denuncia di reato era stata ipotizzata a carico del direttore del dipartimento sanitario di Medicina, Pietro Leo, e al responsabile Ssd rischio clinico, Addolorata Vantaggiato, perché dopo la morte di Cesare Ruffolo non avrebbero proceduto a nessuna comunicazione all’autorità giudiziaria. Ma lo scorso 30 ottobre il gup ha assolto Leo e Vantaggiato, che avevano scelto il rito abbreviato assieme a Mario Golè e Maria Maddalena Guffanti, rispettivamente legale rappresentante e direttore di produzione tecnica della “Germo spa”, la ditta che produce il sapone disinfettante Germocid (lo stesso usato a San Giovanni in Fiore) all’interno del quale sarebbe stato trovato il batterio serratia marcescens. Golè e Guffanti – che dovevano rispondere del reato colposo di commercio e distribuzione di sostanze adulterate in modo pericoloso per la salute pubblica – sono stati, invece, condannati la scorsa settimana.
I familiari di Ruffolo e lo stesso Francesco Salvo si sono costituiti parte civile. Sono state citate come responsabili civili invece la “Germo spa”, l’azienda ospedaliera e l’azienda sanitaria.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 30 marzo per le arringhe degli avvocati, che proseguiranno nell’udienza del 15 aprile quando il gup potrebbe decidere sull’eventuale rinvio a giudizio.

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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