ROMA Si sposta in Senato la querelle sul sito di Capo Colonna. Diversi i quesiti tuttora senza risposta e senza esito i numerosi solleciti inviati da pentastellati e associazioni al ministro ai Beni e alle attività culturali Dario Franceschini. L’ultimo, in ordine di tempo, quello contenuta in una missiva spedita circa dieci giorni fa, in cui il ministro veniva richiamato alle sue funzioni con la richiesta di un tavolo tecnico partecipato da M5S, associazioni e addetti ai lavori. «Dalla sottosegretaria ai Beni culturali Francesca Barracciu – ha spiegato a margine dei lavori il deputato Paolo Parentela – sono giunte a stretto giro rassicurazioni sul fatto che saremmo stati presto convocati ma, a oggi, non è arrivata ancora nessuna risposta. La conferenza di oggi – che si è svolta nella sala Nassirya – ha quindi avuto il senso di richiamare l’attenzione su problematiche che sembrano ormai finite nel dimenticatoio». All’incontro di Palazzo Madama hanno partecipato gli archeologi Margherita Corrado e Manlio Lillo, la giornalista Stefania Battistini, i pentastellati Paolo Parentela, Michela Montevecchi e Nicola Morra e l’ex ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, oltre agli attivisti del comitato “Salviamo Capo Colonna”.
SITO ORMAI INACCESSIBILE
L’ordinanza delle scorse settimane con cui il sindaco Peppino Vallone ha sospeso i lavori considerati una «bruttura» in attesa del parere definitivo di Franceschini, è stata inoltre accompagnata da quella di rendere l’area inaccessibile. Formalmente la decisione è stata motivata con il proposito di evitare i possibili danni arrecati dai pellegrini che giungono sul sito ma, avverte ancora Parentela, «la verità è che il sindaco ha voluto impedire l’accesso ai numerosi attivisti che per giorni hanno “vegliato” sull’area. Questo provoca un notevole danno economico e di visibilità a tutta l’area archeologica, perché i turisti che si recano a Crotone per vedere anche solo la colonna, senza per questo passare dall’area interessata dai lavori, sono costretti a rimanere con un pugno di mosche in mano».
APERTA LA QUESTIONE DI “CASA SCULCO”
È ancora poi tutta da risolvere la questione relativa a Casa Sculco, edificio in parte proprietà privata inserito nel progetto Capo Colonna spa 2.4. Alla sua ristrutturazione è stato destinato cpmplessivamente quasi un milione dei 2 e mezzo stanziati in totale ma, afferma ancora Parentela, «i proprietari sembrano non avere nessuna intenzione di dare parere favorevole all’avvio dei lavori. Soprintendenza e Comune ci facciano dunque sapere come pensano di aggirare un problema che sembra insormontabile, e soprattutto che destinazione vogliono dare a un’edificio ristrutturato con un costo che sembra tutt’altro che sostenibile».
LE CONTROPROPOSTE DEL M5S
Presto dette le proposte dei pentastellati: «Anzitutto – ha affermato ancora Parentela – non vogliamo che venga utilizzato il cemento, ma che si ceda il passo a materiali più sostenibili. Lo stesso deve essere fatto per il “vero” sagrato che già c’è, e che deve solo essere collegato alla Chiesa. Anche la tettoia, che da progetto sembra ricordare quella di un centro commerciale, dovrà avere basso impatto ambientale. Una colata di cemento – ha detto ancora Parentela sostenuto da Morra collegandosi agli interventi degli archeologi presenti – è un metodo tutt’altro che conservativo, come invece è stato dichiarato dal ministro preposto in risposta alla nostra interrogazione. Franceschini deve dimostrare di avere veramente a cuore le sorti di Capo Colonna, ascoltando le proposte di rimodulazione del progetto che i cittadini del comitato vogliono proporre. Faremo chiarezza – hanno concluso i pentastellati – anche sulla vicenda dei fondi europei: la Commissione europea ha affermato infatti, rispondendo all’interrogazione parlamentare presentata dalla collega Laura Ferrara, che il progetto è stato finanziato esclusivamente sulla base di risorse nazionali e non a valere su fondi europei».
Zaira Bartucca
z.bartucca@corrierecal.it
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