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Il «guazzabuglio» di Scala Coeli e le «responsablità» della Regione

SCALA COELI Dopo il provvedimento con cui la Regione, in attesa di un parere dell’Avvocatura regionale, ha sospeso l’avvio dei conferimenti di rifiuti nella discarica di Scala Coeli, tornano a far …

Pubblicato il: 25/03/2015 – 17:21
Il «guazzabuglio» di Scala Coeli e le «responsablità» della Regione

SCALA COELI Dopo il provvedimento con cui la Regione, in attesa di un parere dell’Avvocatura regionale, ha sospeso l’avvio dei conferimenti di rifiuti nella discarica di Scala Coeli, tornano a far sentire la loro voce gli attivisti che si oppongono da anni all’apertura dell’impianto.
I cittadini riuniti nel comitato antidiscarica, infatti, rilevano in un’articolata nota come nel provvedimento emesso dal dipartimento Ambiente ci fossero, a loro parere, alcune “dimenticanze”. Dalla Regione avevano rilevato che l’apertura della discarica e l’avvio dell’autorizzazione risultasse comunicata dal gestore con una nota di gennaio 2012 che però, secondo il comitato, era «solo una comunicazione di voler dare inizio alla fase operativa di gestione della discarica sul sedicente presupposto di aver rispettato tutte le prescrizioni contenute nell’Aia». Ma secondo gli attivisti così non è stato, perché a quella nota ne sono seguite altre, emanate dal dipartimento, che disponevano ulteriori prescrizioni. L’excursus del comitato prosegue richiamando i successivi interventi dell’Arpacal – che «concludeva che non erano rispettate tutte le prescrizioni dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale)» – e dello stesso dipartimento che «dopo una serie di verifiche ispettive positive con nota 308136 del 02/10/2013 diffidava la ditta Bieco ad eseguire dei lavori per ottemperare alle prescrizioni Aia». Seguirono ulteriori diffide fino a quando, il 16 febbraio scorso, il dipartimento comunicava che gli esiti del sopralluogo dell’Arpacal erano da intendersi positivi e che Bieco srl avrebbe potuto procedere all’avvio dei conferimenti. «I lavori richiamati nelle diffide – si legge in nella nota del comitato antidiscarica – e il richiamo alla mancata osservazione delle prescrizioni Aia da parte di Arpacal nelle varie visite ispettive si riferiscono alla ottemperanza delle prescrizioni Aia originarie e in variante. Inoltre – rilevano ancora gli attvisti – il combinato disposto dei punti 3 e 4 del Ddg 4180/10 decreta che l’esercizio dell’impianto di discarica può avvenire solo dopo la verifica della conformità e del rispetto delle condizioni dell’autorizzazione integrata ambientale da parte dell’Arpacal». Una delle prescrizioni richiamate dal comitato è quella che prevde che «…la strada di accesso alla discarica deve essere percorribile in sicurezza in ogni periodo dell’anno…». E poiché proprio sulla strada di accesso ci sono delle opere abusive e mai collaudate che «non consentono la percorribilità in sicurezza», il comitato antidiscarica mette in evidenza «la mancata osservanza della predetta prescrizione».
Meno tecnico, ma sulla stessa linea “politica”, l’intervento della Rete per la difesa del territorio “Franco Nisticò”. «Ci auguriamo che la nota del dipartimento Ambiente in cui riporta l’inequivocabile parere del consiglio di Stato rappresenti una assunzione di responsabilità da parte del neo direttore generale rispetto a questa incredibile vicenda». Nella storia della discarica, rileva Rdt, ci sono alcune «certezze inequivocabili». Primo: «Gli uffici del dipartimento dal 10 Agosto 2012 hanno ignorato ingiustificabilmente una legge regionale che impediva l’apertura della discarica privata di località Pipino, per altro continuando ad emanare atti i quali non sono altro che mega-sanatorie per condonare la questione della proprietà delle particelle, della pendenza del bacino di abbanco, del nulla osta idrogeologico che mancava, della strada provinciale con divieto di transito su cui avrebbero dovuto passare mezzi pesanti, della strada comunale mai concessa, delle aste fluviali, anche della questione delle colture di qualità». Insomma un «guazzabuglio da portare nelle aule universitarie come esempio canonico di tutto ciò che un funzionario pubblico non deve fare». Ma ci sono anche diversi interrogativi: «Come hanno fatto gli uffici competenti ad accertare la percorribilità della strada in ogni periodo dell’anno, imposta testualmente dall’Aia, nel momento in cui sulla strada sono presenti lavori abusivi che dovranno essere demoliti?». Gli attivisti di Rdt si sarebbero aspettati, insomma, che con la giunta Oliverio la muscia cambiasse ma così, secondo loro, non è stato. «Domenica – concludono – è stato evidenziato con chiarezza che, in perfetta sinergia con le istituzioni e nel massimo rispetto della legalità, come accaduto negli ultimi 5 anni, la società civile di questo territorio non lascerà nulla di intentato e non accetterà che le tante anomalie di questa vicenda vengano coperte o restino impunite».

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