Vanessa Marzullo, originaria della provincia di Cosenza e Greta Ramelli, lombarda, le due giovani rapite lo scorso anno a luglio hanno fatto sapere che vorrebbero ritornare in Siria per continuare a prestare la loro opera di volontariato in favore dei civili di quel Paese. La notizia probabilmente sarebbe passata in sordina se non vi fosse stata una dichiarazione del capo del governo molto diretta e dai toni fermi in cui ha affermato che «farebbero bene a farsi un biglietto di sola andata perché questa volta, se dovessero essere nuovamente rapite, il riscatto lo dovranno pagare le loro famiglie». Renzi ha così fatto chiarezza almeno su due vicende: che le due ragazze sono state liberate dopo il pagamento di un riscatto e che il denaro è stato scucito dallo Stato. Due circostanze passate abbondantemente per la testa a molti italiani nonostante dal governo si fossero affannati a smentire. Adesso il presidente del Consiglio involontariamente ha fatto chiarezza: in una delle sue solite esternazioni ha alzato il velo su quella “bugia” del ministro degli Esteri il quale, in un intervento alla Camera, era stato categorico a escludere il pagamento di un riscatto. «In tema di rapimenti – aveva detto Gentiloni – l’Italia si attiene a regole e comportamenti condivisi sul piano internazionale. Non è una linea del governo, ma dell’Italia. Siamo contrari al pagamento di riscatti e nei confronti degli italiani presi in ostaggio la priorità è indirizzata alla vita e all’integrità fisica».
Una dichiarazione, quella di Renzi, dal potere taumaturgo che, non volendo, ha riaperto una vecchia piaga del rapporto tra società e politica, di quell’abitudine di alcuni politici di voler tacere la verità o, ancora peggio, di mistificarla, dimostrando una concezione della gestione della cosa pubblica quale spesso è l’attività di governo (quando non ci sono ragioni di Stato), del tutto personale e discrezionale, mai come un dovere di informare i cittadini.
Negli States, al contrario, pur senza le tradizioni culturali del vecchio Continente ma dove il controllo sulle frottole dei politici è una cosa seria, da tempo esiste un temutissimo “osservatorio” che fa da cane da guardia sia della Casa Bianca che del Congresso, ma anche dei singoli deputati; che valuta con un misuratore della verità, il “Truth-O-Meter”, i risultati che vengono resi pubblici con meticoloso e inappuntabile rigore. Uno strumento con cui si valutano le dichiarazioni pubbliche rilasciate dal presidente degli Stati Uniti, dai membri dell’esecutivo, dai parlamentari. In sostanza attraverso l’osservatorio il Paese verifica gli interventi pubblici e le eventuali discrasie che potrebbero verificarsi tra le promesse fatte nelle campagne elettorali e quanto viene successivamente realizzato.
Da un po’ di mesi qualcosa di simile è stata realizzata anche in Italia, a Torino. Il quotidiano La Stampa pubblica una rubrica dal titolo ” Factchecking” sulla quale è possibile controllare i fatti della politica italiana attraverso un puntiglioso lavoro di controllo delle dichiarazioni dei leader politici. Un’iniziativa attraverso la quale il giornale si pone, a giusta ragione, il diritto-dovere di esercitare un controllo sull’attività dei politici con il proposito «di contribuire alla costruzione di una consapevole opinione pubblica».
Se questo progetto riuscisse ad entrare nelle redazioni di tutti i quotidiani italiani potrebbe diventare la vera interpretazione del ruolo cognitivo del giornalismo. Registrare le dichiarazioni e confrontarle con quelle rilasciate dopo, costituirebbe un valido modo per evitare, come spesse volte accade, che si possa dire una cosa e dopo, impunemente, il suo esatto contrario a seconda della convenienza del momento.
Tutto ciò da la dimensione di quanta approssimativa sia la considerazione che si può avere dei cittadini spesso non sufficientemente presi in considerazione se non in concomitanza di scadenze elettorali. Un modo di fare che può ingenerare disgusto della classe politica della quale sempre più frequentemente non se ne comprende il linguaggio, non si conosce il programma tanto da rendere difficile la scelta, visto peraltro che la tradizionale differenza che un tempo caratterizzava l’area di destra da quella della sinistra si va sempre più assottigliando e lascia alle capacità personali la responsabilità della scelta. Una realtà che spesse volte si concretizza nell’impossibilità di far coincidere il proprio convincimento con quello della persona che rappresenta il partito politico.
*giornalista
x
x