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Antimafia, la difesa di Rosy Bindi

ROMA Nel day after del convegno promosso dalla commissione parlamentare Antimafia spunta una lettera inviata da Rosy Bindi ai deputati calabresi del Pd. In realtà si tratta di una rispost…

Pubblicato il: 26/03/2015 – 15:01
Antimafia, la difesa di Rosy Bindi

ROMA Nel day after del convegno promosso dalla commissione parlamentare Antimafia spunta una lettera inviata da Rosy Bindi ai deputati calabresi del Pd. In realtà si tratta di una risposta, che la presidente dell’organismo bicamerale fa recapitare ai parlamentari che le chiedevano conto del mancato invito di Mario Oliverio all’importante appuntamento con le più alte cariche dello Stato. Bindi utilizza il politichese per giustificare l’esclusione del governatore calabrese (al contrario di quello campano Caldoro e di quello siciliano Crocetta) dall’elenco dei relatori del convegno. E parte da lontano, ricordando che l’appuntamento del 25 marzo nasce dall’esigenza «di promuovere il confronto» tra la commissione parlamentare Antimafia e le omologhe operanti sia a livello regionale sia a livello locale.
«In sede di definizione del programma – scrive Bindi – si è dovuto prendere atto del fatto che presso il consiglio regionale della Calabria la commissione contro la ’ndrangheta non è stata ancora ricostituita e che, sia pure con rammarico, non è stato possibile prevedere, nel pur breve arco di tempo a disposizione, anche un intervento del presidente della giunta regionale Oliverio». Insomma, gioca sulla difensiva l’ex ministro della Salute. E ricorda ai deputati calabresi del Pd (collegio nel quale è stata eletta anche lei stessa) che «anche per molti altri presidenti di Regione, come ad esempio la Lombardia o l’Umbria, che pure hanno istituito una commissione Antimafia, il programma non ha consentito di prevedere interventi».

La presidente della commissione, comunque, rivendica di avere «personalmente invitato Oliverio a presenziare» ai lavori che hanno visto la partecipazione, fra gli altri, del capo dello Stato Mattarella e dei presidenti di Camera (Boldrini) e Senato (Grasso), e si dice soddisfatta per le «iniziative di contrasto alla criminalità adottate dalla giunta regionale calabrese».
Bindi ricorda poi la «speciale attenzione» avuta dall’Antimafia nei confronti della Calabria e annuncia ai deputati calabresi del suo partito l’intenzione di «programmare quanto prima» un incontro tra la commissione parlamentare e quella regionale contro la ‘ndrangheta, non appena quest’ultima vedrà la luce.
Questo è quanto successo nelle ore antecedenti l’appuntamento di mercoledì a Montecitorio. È chiaro che qualcosa deve essersi inceppato nella cinghia di trasmissione tra Palazzo Alemanni e Palazzo San Macuto. Qualcosa a cui la delegazione parlamentare calabrese del Pd ha cercato di porre rimedio con un’azione di moral suasion sulla presidente Bindi. Lo sforzo non è bastato per evitare uno strappo istituzionale, a parole negato da tutti, ma confermato nella sostanza.

an. ri.

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