VIBO VALENTIA La questione è tutt’altro che risolta e ad occuparsene, adesso, saranno gli organismi nazionali di Forza Italia. A dirimere il caso Vibo, in particolare, proverà il comitato presieduto da Altero Matteoli, che del partito di Berlusconi è il «responsabile dei rapporti con le altre formazioni del centrodestra per le alleanze elettorali».
Elio Costa – ex magistrato che, proprio alla guida di una maggioranza di centrodestra, fu già sindaco di Vibo tra il 2002 e il 2005 – è da tempo in campo alla guida di una coalizione che, per sua espressa volontà, manterrà una connotazione prettamente civica, ma probabilmente sarà sostenuta anche da alcuni partiti (come Ncd e Udc) che per rientrare nel progetto rinunceranno a presentarsi con i simboli ufficiali. Discorso diverso, invece, per i forzisti, che con l’ex magistrato hanno chiuso un accordo che prevedeva sì la discontinuità rispetto all’amministrazione comunale uscente (targata Fratelli d’Italia), ma anche la presenza del simbolo ufficiale dl partito azzurro. Questa circostanza ha rischiato di far saltare il tavolo della trattativa con i centristi che, senza mezzi termini, si erano detti pronti ad uscire dalla coalizione, per questo Costa è corso ai ripari ribadendo, nel corso di un recente incontro pubblico a Vibo Marina, che a suo sostegno non ci sarebbe stato alcun simbolo di partito. Così la coperta dell’ex magistrato si è di nuovo adagiata sul dorso di Ncd-Udc, ma si è rivelata inevitabilmente troppo corta per far rientrare nel progetto civico anche Fi. Il primo a reagire è stato il consigliere regionale Nazzareno Salerno che, a mezzo stampa, ha invitato esplicitamente il suo partito ad abbandonare Costa e tentare un’altra strada. Ma la sua proposta, almeno per ora, non sembrea aver fatto breccia nei vertici provinciali e regionali di Forza Italia. Sul punto Jole Santelli, coordinatrice regionale azzurra, non si sbilancia ma si limita a dire che «la questione è stata posta sulla stampa e non negli organi del partito deputati a questo, quindi…». Santelli però conferma che adesso il nodo del simbolo dovrà essere sciolto a livello nazionale: «Il problema – spiega la coordinatrice regionale – non ci sarebbe se non si trattasse di un capoluogo di provincia, dove secondo le regole interne al partito deve esserci sempre il simbolo ufficiale».
La “pratica” passa arriva dunque sui tavoli romani, e se alla fine non si troverà una soluzione di compromesso per i forzisti non rimarranno molte strade da seguire: o la corsa in solitaria, o la partecipazione a un eterogeneo (e tuttora fumoso) progetto di “terzo polo” che vedrebbe vecchi avversari unire le forze per provare ad avere un peso spendibile in un eventuale turno di ballottaggio, o l’alleanza con Fratelli d’Italia, che significherebbe partecipare organicamente a una coalizione improntata alla continuità con l’amministrazione uscente.
Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it
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