LAMEZIA TERME «Sono allibito, il Pd non ha alcun programma politico, ogni giorno se ne escono con una nuova trovata». Rosario Piccioni non ha accolto niente bene le “doppie” primarie di Lamezia. Prima solo il Pd, poi tutti gli altri. Una nuova, ancora più articolata, pantomima, a parere dell’unico candidato del centrosinistra che ha scelto di tirarsi fuori dalle consultazioni interne in tempi non sospetti.
Almeno il commissario Soriero ha definitivamente sciolto il nodo sulle primarie, o no?
«Non è detto che si facciano davvero. Da quanto mi risulta, il lavoro per una candidatura unica senza primarie continua».
Ma sono state fissate le date…
«La vicenda Falvo (il candidato del Pd che ha scelto di non partecipare alle primarie del partito, ndr) è emblematica. Vengono snobbati tutti i regolamenti. Ora si sono inventati primarie interne, che si potevano fare, ma prima che gli altri candidati sottoscrivessero quelle di coalizione. Ci sono evidenti forzature, stratagemmi da vecchia politica, cioè la negazione di ciò che vogliono i cittadini. Che sono sempre più delusi».
Insomma, il Pd ha sbagliato tutto?
«È inammissibile il diktat che il candidato sindaco debba avere per forza la tessera del Pd. Vuol dire ragionare per schemi. Sono contento di aver fatto le scelte che ho fatto, queste primarie non sono serie. Io, invece, ogni giorno ricevo attestati di stima».
Quindi non torna indietro, conferma la sua candidatura a sindaco?
«Vado avanti per la mia strada, la mia campagna procede a pieno regime. Sabato ci sarà un sit-in sul programma di governo, domenica un progetto con tutte le mamme della città, mercoledì un incontro in cui discuteremo di start up. Le nostre idee sono chiare».
Cosa farà quando dalle primarie salterà fuori il candidato?
«Bisogna capire chi vincerà, poi valuteremo».
Cioè?
«Confermo la mia candidatura, ma per senso di responsabilità dovremo fare una valutazione al momento opportuno. Io resto in campo: la gente del centrosinistra sta premiando la mia scelta».
Le “primarie dei movimenti” sono state archiviate…
«Visto che si sono inventati le “doppie primarie”, io ho proposto quelle dei movimenti. Ma qualcuno ha storto il naso perché vuole il “brand” Pd. Anche le persone perbene, a volte, restano impelagate in certi schemi. Nessuno vuole perdere l’occasione di spendere domani il simbolo del Pd».
E Soriero? Come giudica l’operato del commissario?
«È una persona in difficoltà. Si trova in una realtà frammentata, in cui è impossibile fare sintesi. La questione andava gestita diversamente fin dall’inizio. Non ha avuto il piglio decisionista che avrebbe dovuto avere».
Vuol dire che questi “ritardi” rischiano di pregiudicare la corsa per il Comune?
«Dico che tutto il centrosinistra potrebbe uscirne danneggiato. La nostra fortuna è che il centrodestra è ancora più frantumato. A Lamezia c’è uno scontro titanico che vede da una parte Galati e Talarico a supporto di Mascaro, dall’altra Ruberto con Labor e le truppe di Calabria etica. Lo scontro è davvero ampio e ci lascia aperte molte porte. In più, non hanno contenuti, né programmi. Quindi il centrosinistra è ancora in tempo. Ma dobbiamo sbrigarci».
Più facile a dirsi.
«Non dobbiamo avere pregiudiziali: serve un candidato che possa mettere insieme tutte le anime del centrosinistra, anche senza primarie. Oppure la scelta deve passare da una finale tra il vincitore delle primarie dei movimenti e quello del Pd. Solo così può venire fuori un candidato con legittimazione popolare piena».
Non è un po’ tardi? Probabilmente si voterà il 31 maggio…
«Prima si scende in campo, meglio è. Siamo in questa situazione non per colpa nostra, ma del Pd».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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