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«Reggio trincea di legalità»

REGGIO CALABRIA Il meteo non ha certo aiutato affluenza e partecipazione, ma nonostante i rovesci atmosferici la comunità delle toghe di Magistratura democratica ha risposto alla convocazione dei m…

Pubblicato il: 27/03/2015 – 12:42
«Reggio trincea di legalità»

REGGIO CALABRIA Il meteo non ha certo aiutato affluenza e partecipazione, ma nonostante i rovesci atmosferici la comunità delle toghe di Magistratura democratica ha risposto alla convocazione dei massimi vertici dell’associazione dei magistrati italiani che hanno scelto Reggio per il proprio congresso nazionale.

 

DE RAHO: «GRAZIE A MD, REGGIO SENTE VICINANZA DELLO STATO»
Una città che nelle parole del procuratore Federico Cafiero de Raho, per troppo tempo è stata «quasi un’isola abbandonata», ma ha imparato a sentire la vicinanza dello Stato anche grazie ad iniziative come quelle volute da Md. «Reggio è una grande provincia in cui domina la ‘ndrangheta, in cui tanta gente perbene vorrebbe il cambiamento eppure non trova la forza per attuarlo e tace. Qui la libertà è messa sotto da una forza scatenata di corruzione che la ‘ndrangheta alimenta costantemente. Noi lavoriamo tra mille difficoltà e non dobbiamo essere lasciati soli. Oggi grazie a Md percepiamo la vicinanza dello Stato», vuole sottolineare Cafiero de Raho, mentre in platea insieme al procuratore capo Salvatore Di Landro, ai tanti giudici come Olga Tarzia o Filippo Aragona, sono tanti i «suoi» pm che annuiscono pensando alle difficoltà quotidiane. C’è il pm Stefano Musolino, fra i relatori delle sessioni di lavoro previste, Giuseppe Lombardo, che ascolta assorto quasi nascosto dalla scorta in fondo alla sala, il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, soddisfatto del sequestro che proprio oggi ha sottratto oltre 50 milioni di euro agli Aquino e ai Morabito, fra i più potenti clan della fascia jonica, i “giovani” sostituti Rosario Ferracane e Matteo Centini, altri colleghi arriveranno – si dice – nel corso della mattinata per poter partecipare a un evento che fa sentire le toghe reggine meno sole, nel quasi improbo compito di tenere testa a un sistema criminale che nonostante arresti e operazioni è e rimane il più potente al mondo. E a Reggio Calabria – ha di recente messo nero su bianco la Procura nazionale antimafia – ha la sua testa.

 

MD, REGGIO TRINCEA AVANZATA E LUOGO DI SPERIMENTAZIONE
Una città, rivendica però il sindaco Giuseppe Falcomatà, nel suo breve saluto introduttivo che dopo lo scioglimento per mafia della sua amministrazione comunale sta provando ad alzare la testa e scegliere la legalità, anche chiedendo aiuto, supporto e forze fresche alle istituzioni centrali. Ed è probabilmente anche per questa veste di trincea avanzata che Md ha voluto proprio a Reggio Calabria il suo congresso «siamo consapevoli che l’esercizio della giurisdizione nel nostro Paese presenta criticità e difficoltà diverse, endogene ed esogene, e talvolta quasi insormontabili, in ragione dei luoghi e delle specificità dei territori – sottolinea Canepa –. Difficoltà che influenzano anche aspetti essenziali, come la fiducia nella “legge” e in quello Stato che si rappresenta quotidianamente anche a rischio della propria stessa vita. Lo testimoniano, drammaticamente, episodi anche recenti di gravi intimidazioni a colleghi in servizio in questa città e in questa Regione ed in altri territori difficili». Ma non solo. «Reggio Calabria è anche sede di concreta sperimentazione e verifica dei diversi modi di esercitare e coordinare le azioni giudiziarie di contrasto alla più pericolosa e subdola tra le organizzazioni criminali del Paese e dell’intera Europa. Ed è insieme, luogo di sperimentazione e verifica dei diversi modi di esercitare quella che viene definita l’antimafia sociale».

 

CANEPA: «NECESSARIA RIFLESSIONE SUL RUOLO DEL MAGISTRATO»
Ma proprio il ruolo del magistrato nei procedimenti per criminalità organizzata, che per Canepa deve «tornare ad essere intellettuale collettivo critico, capace di denunciare con forza quello che al nostro interno non funziona, abbandonando troppi diplomatismi, capace di coltivare il gusto del confronto e dell’elaborazione collettiva» deve essere uno dei temi di confronto tra le toghe tutte, che per la presidente della corrente da troppo tempo hanno fatto da «spettatori di vicende confuse, di gestioni personalistiche di indagini, di carriere costruite su queste dentro la magistratura ed a partire da questa nella politica». Uno dei tanti spunti di riflessione nel percorso complesso che – dice Canepa – Md vuole e deve fare in un momento estremamente delicato non solo nei rapporti fra politica e magistratura, ma anche – se non soprattutto – dal punto di vista economico e sociale. Aspetti che per Md, nata – ricorda Canepa, citando uno dei fondatori dell’area, Nello Rossi – «nel punto di intersezione tra la crescente insoddisfazione per la condizione servente ed asfittica del diritto e la nascente passione civile per un’idea più ricca di democrazia», sono fondamentali. E se quotidianamente dentro e fuori dalle aule i magistrati sono costretti a fare i conti con gli effetti della crisi economica e sociale, nonché dei conflitti che ne scaturiscono, ancora più evidente è il riverbero sulla magistratura tutta della confusa evoluzione dello scenario politico italiano.

 

ALLARME REVISIONISMO
«Nel corso di questi ultimi mesi abbiamo assistito al varo di riforme che si sono sostanziate in interventi sull’architettura costituzionale con l’obiettivo dichiarato di “semplificare” i meccanismi istituzionali, ovviamente in sé condivisibile: in controluce, tuttavia, sembra di poter scorgere l’evidente insofferenza del riformatore per il circuito dei controlli e dell’equilibrio dei poteri», lancia l’allarme Canepa, che nei confronti dell’attuale governo è durissima: «Mentre si esaltavano le figure di alcuni si irrideva l’Associazione nazionale dei magistrati, che tutti rappresenta; si disegnava anche grazie alla ingenuità di molti di noi, la categoria come casta; si sono avallati, anche con martellanti campagne di stampa, i luoghi comuni sugli stipendi milionari ed i privilegi ingiustificati; si sono confuse le prerogative costituzionali, a difesa di tutti i cittadini, con le pretese di impunità; si è negata l’oggettiva produttività dei magistrati italiani, certificata dai dati del Rapporto Cepei e li si è fatti diventare la causa della lunghezza dei processi. Nel volgere di una stagione, si è spostata l’attenzione dell’opinione pubblica dalla “casta” dei politici a quella dei magistrati. Anche qui, in altre parole, si sta assistendo passivamente – e grazie anche alle nostre debolezze ed errori – ad una variante del “rovescismo” della realtà che è quel fenomeno che gli storici più seri individuano come esito intollerabile del revisionismo che negli ultimi tempi ha cercato di ribaltare la storia della nostra democrazia, dei suoi valori fondanti e della Costituzione repubblicana ed antifascista».

 

LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
Un drammatico punto di partenza che per la presidente di Md ha aperto la strada non solo alla progressiva erosione delle possibilità di intervento del giudice, ma anche alla speculare erosione di diritti in favore degli interessi. «Magistratura democratica – tuona Canepa – ha sempre fatto la sua parte nella proposta riformatrice: ed anche di recente, proprio mentre il governo ha identificato nel lavoro dei magistrati, e nella sua pretesa insufficienza, il principale problema ha messo a disposizione un’articolata serie di proposte che costituiscono la sintesi di una lunga elaborazione, che tocca aspetti essenziali della giurisdizione civile e penale e dell’innovazione, nella direzione della razionalizzazione dei mezzi, della qualità dell’intervento giurisdizionale, della sua stessa utilità, spesso frustrata dalla irrazionale e a tratti assurda disciplina della prescrizione». Le toghe di Md hanno fatto la loro parte, specifica la presidente, entrando nel merito delle riforme necessarie ed urgenti per tenere fede a quell’articolo 3 che dall’alto della Costituzione assicura una giustizia uguale per tutti. Ma dalla politica per
Magistratura democratica non sono arrivate risposte né soddisfacenti né condivisibili. «Siamo al centro di un passaggio storico di un cambiamento che ha rotto gli equilibri della società e della magistratura che della società è espressione – dice in chiusura Canepa -. Nulla di più difficile, ma anche di più stimolante. Abbiamo la consapevolezza della impossibilità di fermare il cambiamento e della necessità di farne parte e governarlo». Ma ancora bisogna individuare risposte, modi e metodi, che a partire dalla tre giorni di riflessione convocata a Reggio Calabria, Magistratura democratica vuole iniziare a forgiare.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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