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Crediti della "Campanella" e l'impegno di "carta"

CATANZARO «A proposito di una possibile transazione circa il dovuto da parte della Regione reclamato alla Fondazione “Campanella”, se ci sono atti formalmente assunti, non verbalmente agitati, mi s…

Pubblicato il: 28/03/2015 – 13:18
Crediti della "Campanella" e l'impegno di "carta"

CATANZARO «A proposito di una possibile transazione circa il dovuto da parte della Regione reclamato alla Fondazione “Campanella”, se ci sono atti formalmente assunti, non verbalmente agitati, mi si portino e la Regione sarà ben lieta di dare i soldi che deve. Da quello che ci risulta, però, non c’è nessun atto nel quale si quantifica la somma che la Regione si è impegnata a dare». Con queste parole, durante la conferenza stampa di Mario Oliverio e Massimo Scura che si è tenuta ieri, il presidente della giunta regionale chiariva il punto di vista della Regione sulla ormai famosa transazione da 29 milioni di euro che l’Ente avrebbe dovuto corrispondere alla Fondazione “Campanella” per chiudere in via bonaria la vertenza scaturita dalla causa proposta dall’istituto oncologico nei confronti della Regione per le somme non versate nonostante la convenzione stipulata al momento della nascita dell’istituto.
Sostanzialmente, con 29 milioni di euro, la Fondazione avrebbe potuto soddisfare le richieste dei creditori – soprattutto case farmaceutiche – che sebbene vantassero crediti maggiori, avevano accettato una riduzione degli importi pur di non perdere tutto. Il termine ultimo concordato tra Fondazione e creditori era la fine di marzo 2015. La bozza dell’accordo tra Regione e Fondazione, allora, prevedeva l’abbandono della causa proposta dall’istituto nei confronti del socio fondatore per inadempienza a fronte della corresponsione della somma necessaria a soddisfare i creditori.
Giunti a questo punto, scatta la beffa per la Fondazione. Contrariamente a quanto afferma Oliverio, esiste un documento – la delibera 395 del 6 ottobre 2014 di cui avevamo già scritto a fine febbraio – in cui tutta l’ex giunta regionale, allora guidata dal presidente facente funzioni Antonella Stasi, ammette le responsabilità della Regione nella crisi finanziaria della Fondazione. In più, proprio per far fronte a tale situazione, nella delibera si specifica che l’Avvocatura regionale e i legali della Fondazione avevano elaborato e condiviso una bozza di transazione proprio per 29mln di euro, documento la cui efficacia veniva sospesa fino all’approvazione della giunta e del consiglio regionale.
Infine, nel documento si attestava come i massimi organi politici della Regione si fossero pronunciati positivamente sulla transazione e che l’allora commissario Pezzi avesse dato disponibilità a procedere con tale soluzione sebbene tutto l’iter fosse propedeuticamente vincolato all’individuazione della copertura finanziaria. La copertura era impossibile da trovare nel bilancio 2014, pertanto ogni manovra veniva rinviata ai bilanci 2015 e 2016.
In soldoni: la giunta regionale riconosce di non aver dato i soldi che la Fondazione doveva ricevere, valuta positivamente la transazione per 29mln di euro, ma vincola l’operatività della soluzione alla copertura economica che non c’è, pertanto la transazione non può partire nei tempi che la Fondazione aveva prospettato. Una delibera beffarda, un tranello amministrativo scientemente costruito dalla politica degli annunci inconsistenti sulla pelle di lavoratori e ammalati, alla vigilia del voto di novembre.
Questo guazzabuglio politico con cui il centrodestra si è divertito a sbeffeggiare la Fondazione “Campanella” e i suoi ammalati, torna ora utile al governatore: se non c’è un documento che attesti da dove vengono presi quei 29mln di euro, la Regione non paga. Soprattutto perché è rimasta lettera morta la bozza di transazione di cui si parla nella delibera 395/2014.
Qualcuno, profondo conoscitore della politica, affermava: «A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina». Ebbene, volendo applicare la visione andreottiana alla vicenda della “Campanella”, si potrebbe arrivare a pensare che pur di non corrispondere quanto dovuto alla Fondazione sperando nel fallimento, si sia creata un’inattesa continuità di intenti tra l’ex governatore Scopelliti e l’attuale governatore Oliverio. Alchimie della politica in salsa calabrese.
Però, se il fallimento non sarà realtà – l’udienza è prevista per il prossimo 30 giugno e qualcosa lascia presupporre che non si arriverà a dichiarare fallito quello che sembra a tutti gli effetti un ente pubblico – la Regione sarà tenuta a corrispondere una somma decisamente più elevata di quei 29mln di euro che al momento si ostina a non riconoscere. Senza contare tutti i soldi che al momento la Calabria spende per far fronte alla mobilità passiva di ammalati costretti a curarsi in centri oncologici di altre regioni.

 

 

Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it

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