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«La lotta all'illegalità sia priorità nazionale»

REGGIO CALABRIA È dal palco del congresso che Magistratura democratica ha voluto a Reggio Calabria, che il segretario della Cgil Susanna Camusso ha proposto alle toghe riunite in un’assemblea, fors…

Pubblicato il: 28/03/2015 – 10:35
«La lotta all'illegalità sia priorità nazionale»

REGGIO CALABRIA È dal palco del congresso che Magistratura democratica ha voluto a Reggio Calabria, che il segretario della Cgil Susanna Camusso ha proposto alle toghe riunite in un’assemblea, forse mai così delicata, di lavorare insieme per ricucire gli strappi «di un Paese che si vuole dividere mettendo in discussione principi costituzionali fondamentali come il diritto al lavoro, all’uguaglianza, a una giusta retribuzione». Un’Italia spezzata che, nelle parole durissime che il segretario del maggiore sindacato italiano rivolge al governo Renzi da Reggio Calabria, si deve difendere con una stagione di mobilitazione che non può lasciare indifferente nessuna categoria, inclusa quella dei magistrati. «Davanti a noi c’è una stagione in cui dovremo riaffermare i principi costituzionali perché sono fonte di un Paese migliore». E se per Camusso l’Italia è e rimane «un Paese in cui corruzione e illegalità sono molto diffuse soprattutto sul terreno degli appalti e degli investimenti, cioè delle cose di cui il Paese avrebbe più bisogno per uscire dalla crisi», tocca alle toghe difendere quella «funzione straordinaria» di presidio della legalità, come della giustizia nel senso più ampio che per Costituzione è stato loro delegato. «È necessario – sottolinea – procedere a tutte le alleanze possibili perché la legge anticorruzione, l’iniziativa contro l’illegalità, quella contro l’evasione fiscale, fino al falso in bilancio, siano la priorità del Paese». Punti sui quali, al netto degli annunci, il governo per troppe volte e troppo tempo ha fatto, per la Camusso, orecchie da mercante. «Ci sconcerta il fatto che si continui a dire che la legge anticorruzione sia la priorità del Paese e poi son due anni che si discute del fare e non fare la legge, si continua ad avanzare un po’ e tornare indietro dall’altra parte mentre non si sono avuti tanti scrupoli per esempio nel cancellare diritti dei lavoratori». La squadra che con Renzi governa l’Italia, spiega il segretario della Cgil, ha preferito «lasciarsi andare ad un lungo dibattito sulle ferie dei magistrati invece di discutere di una serie legge anti corruzione», di cui a detta di Camusso «non si può parlare senza affrontare il tema del falso in bilancio e di evasione fiscale». Nodi ineludibili e difficili da scioglierei per il governo, ma cui il sindacato – mai sotto attacco come in questi anni nelle parole della Camusso – non ha intenzione di rinunciare. E proprio da Reggio Calabria, città che «deve essere presidio di legalità» il segretario della Cgil non esita ad affondare il dito nelle contraddizioni fra gli annunci del governo e quanto in seguito rimasto lettera morta, come quei rinforzi in termini di magistrati e forze di polizia, più volte promessi ma mai concretamente arrivati in riva allo stretto. «Parlare di legalità – tuona il segretario della Cgil – vuol dire parlare anche di gestione di beni confiscati, che devono essere gestiti meglio e con maggiore attenzione perché non si può far passare l’idea che con la criminalità si lavora e con lo Stato no». Una ferita aperta a Reggio Calabria come altrove, che a Camusso serve ricordare per affermare un «principio basilare», ma troppo spesso dimenticato: solo con un lavoro giusto, degno e dignitosamente retribuito si strappa la gente dalle secche della criminalità. Parole che strappano applausi lunghi e sentiti alla sala, mentre il segretario della Cgil conclude il suo breve ma durissimo intervento. Fra poco dovrà ripartire per Roma dove è attesa alla manifestazione voluta per dire no ad una legge «ingiusta» come il Job act.
«Stiamo elaborando una proposta, nei prossimi giorni avremo anche una serie di iniziative pubbliche per discutere che cosa deve prevedere il nuovo statuto dei lavoratori che vogliamo e dobbiamo proporre. Questa sarà la nostra proposta, su questo chiederemo al Parlamento di pronunciarsi e abbiamo sempre detto che il referendum rimane semmai uno strumento di pressione ma che proprio per le caratteristiche che ha una decisione di questo tipo non può che pigliarla una consultazione straordinaria degli iscritti».

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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