Alla fine dopo tanti articoli di vari movimenti e associazioni, tante insistenze, tanti dibattiti, interrogazioni parlamentari, la Regione Calabria e il ministero della Salute, di concerto hanno partorito in favore degli emotrasfusi il topolino, “accordando” rispetto ai tanti bimestri arretrati della legge 210/1092, spettanti quale indennizzo agli emotrasfusi e altre categorie protette, il pagamento di una solo bimestre nel mese di marzo 2015, riferentesi al terzo bimestre 2014 (maggio-giugno). Si perpetua quindi la vergognosa odissea di questi soggetti che hanno una sola colpa: essere stati contagiati, risultando così ammalti per colpa dello Stato. Per la Regione Calabria poi la ciliegina sulla torta è stato anche il “presunto impallamento” dei terminali che ha posto (e pone?) problemi dell’iter di pagamento. Per moltissimi degli oltre mille cittadini calabresi cui spetta l’indennizzo, lo stesso è l’unica fonte di reddito, atteso che tali soggetti non possono lavorare proprio a causa delle loro gravi patologie.
La Calabria peraltro, non ha attuato quelle misure economiche atte a costituire un fondo apposito per a far fronte a quanto previsto dal decreto legge 78 del 2010, che stabilisce il concorso delle Regioni, (oltre ai fondi Ministeriali) per contenere la spesa sanitaria. Inoltre la Regione Calabria vanta un altro “triste” primato, anche quando eroga i “bimestri”: da anni infatti, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale del 9/11/2011, n° 293/2011 che ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l’articolo 11, commi 13 e 14, del decreto legge 78/2010, convertito con legge 122/2010, stabilendo che l’importo dell’indennizzo di cui alla legge numero 210/1992 va rivalutato nella sua interezza, secondo il tasso di inflazione programmato, e quindi anche nella componente più cospicua rappresentata dalla somma corrispondente all’indennità integrativa speciale, la Regione Calabria, continua a non aggiornare i pagamenti già effettuati con gravi ritardi, infischiandosene anche della pronuncia della Corte europea sul punto, nel mentre tutte le altre regioni italiane si sono immediatamente adeguate su tale pronuncia, inserendo nel loro bilancio da tempo una voce che copre tale fabbisogno che poi è rimborsato dal ministero della Salute.
E tale negativa circostanza pesa come un macigno “sui” finanziamenti specifici in materia (100 milioni di euro) inseriti nell’ultima legge di Stabilità, atteso che i fondi che dovrebbero essere destinati alla nostra regione, pari a 6 milioni, insignificanti già per pagare gli arretrati potrebbero essere ulteriormente ridotti, posto che giustamente le altre amministrazioni regionali che hanno fatto la loro in questi anni “sborsando” gli importi dovuti (poi rimborsati dal ministro della Salute) chiedono ora maggiori soldi rispetto a quelle regioni, Calabria in testa, che nel corso degli anni non hanno fatto nulla, rimanendo inerti. Reinterroghiamo quindi nuovamente il presidente della Regione Mario Oliverio e l’assessore al Bilancio Vincenzo Ciconte, per chiedere a oggi quali siano le iniziative economiche messe in campo dalla Regione Calabria, per far cessare questa doppia vergogna (mancati regolari pagamenti e mancata rivalutazione dell’indennizzo erogato) e sul terzo aspetto da tutti sottovalutato in tempi di spending review, risparmi e sacrifici richiesti ai cittadini, ovvero i danni erariali (leggi giudizi nei Tribunali civili sezioni Lavoro) per ottenere quanto dovuto, oltre interessi e spese legali. Attendiamo quindi fatti concreti e risposte serie, finora non date.
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