COSENZA Sono Domenico Mignolo e Leonardo Bevilacqua le due persone indagate per l’omicidio di Antonio Taranto, il 26enne ucciso all’alba di domenica a via Popilia, quartiere popolare di Cosenza. La Procura ha iscritto i due nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio e porto illegale di armi. Una terza persona, Anna Maria Occhiuzzo, moglie di Bevilacqua, è indagata invece per favoreggiamento.
Sulle indagini – coordinate dal procuratore capo Dario Granieri e condotte dai pm Donatella Donato e Antonio Bruno Tridico – vige comunque uno stretto riserbo. Secondo quanto emerso, Taranto e Bevilacqua sabato notte si trovavano in una discoteca di Rende assieme ad altre persone. Scoppia una lite sfociata soltanto in un’aggressione verbale tra il gruppo di Bevilacqua e altre persone che erano assieme a Domenico Mignolo. I due gruppi avrebbero discusso e poi si sarebbero dati appuntamento a via Popilia dove abitano Mignolo, Bevilacqua, la vittima e anche altre persone che erano con loro nel locale. Attorno alle quattro di notte arriva una segnalazione alle forze dell’ordine che arrivano a via Popilia e trovano Taranto in fin di vita. Morirà durante il trasporto in ospedale per ferite di arma da fuoco riportate alla spalla. Nell’immediatezza dei fatti iniziano indagini in modo serrato per cercare di capire che cosa fosse successo all’alba di domenica nel secondo lotto di via Popilia, dove abitano Mignolo e Bevilacqua. Mentre Taranto abitava all’ultimo lotto. Mignolo e Bevilacqua sono persone già note alle forze dell’ordine.
I carabinieri, guidati dal comandante del Reparto operativo, il tenente colonnello Vincenzo Franzese, si mettono subito al lavoro e ascoltano in caserma Mignolo – già noto alle forze dell’ordine e recentemente condannato, assieme ad altre persone, per alcune intimidazioni compiute ai danni dell’amministrazione di Marano Marchesato –. Nel corso di una perquisizione nella sua casa (abita di fronte alla palazzina nella quale sarebbe avvenuto l’omicidio) i militari trovano un proiettile simile a quelli esplosi dalla pistola, una calibro 38, con la quale sarebbe stata sparata la vittima. La polizia, invece, ascolta Bevilacqua – anche lui già noto alle forze dell’ordine – e la moglie proprietari dell’appartamento che si trova nello stabile in cui è stato trovato Taranto: il 26enne, infatti, era riverso tra il piano rialzato e il primo piano dove abita Bevilacqua. Davanti all’appartamento di Bevilacqua sono state trovate macchie di sangue. La coppia viene sentita dalla polizia alla quale – secondo gli inquirenti – avrebbe fornito dettagli non corrispondenti al vero. Per questo motivo i due, in un primo momento, vengono indagati dalla polizia per favoreggiamento. Anche Mignolo, sentito dai carabinieri e dal pm Donatella Donato – che sta lavorando intensamente al caso senza tralasciare alcun dettaglio e nel pieno rispetto dei diritti della vittima e degli indagati – inizialmente avrebbe riferito particolari contrastanti con i rilievi eseguiti. Per questo, Mignolo dapprima è stato iscritto nel registro degli indagati per false dichiarazioni rese al pm. Ma, questa mattina, la Procura ha modificato l’iscrizione di Mignolo e Bevilacqua indagando entrambi per l’omicidio di Taranto. Si tratta – precisano gli inquirenti – di un atto necessario e a tutela degli indagati per poter permettere loro di partecipare all’esame autoptico, eseguito nel tardo pomeriggio, trattandosi di un atto irripetibile. La moglie di Bevilacqua rimane indagata per favoreggiamento.
In questi giorni si sta lavorando intensamente al caso. I carabinieri hanno sentito diverse persone e sono stati eseguiti molti stub. Determinanti sarebbero stati pure alcuni video. Sulle indagini vige, comunque, uno stretto riserbo. Non si esclude nessuna pista, compresa quella di questioni legate allo spaccio di droga.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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