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Omicidio Puntorieri, la difesa chiede nuova istruttoria

REGGIO CALABRIA Bisognerà attendere il prossimo 21 aprile per sapere se la Corte d’assise d’appello accetterà le istanze di riapertura dell’istruttoria avanzate oggi dai legali di Domenico Ventura,…

Pubblicato il: 31/03/2015 – 13:34
Omicidio Puntorieri, la difesa chiede nuova istruttoria

REGGIO CALABRIA Bisognerà attendere il prossimo 21 aprile per sapere se la Corte d’assise d’appello accetterà le istanze di riapertura dell’istruttoria avanzate oggi dai legali di Domenico Ventura, Natale Cuzzola e Domenico Condemi, tutti condannati all’ergastolo per l’omicidio di Domenico Puntorieri, il quaratunenne scomparso nel settembre 2011, del quale verranno ritrovate solo tracce alcune settimane dopo dai carabinieri anche grazie alle immagini contenute in una pen drive che una mano anonima ha fatto pervenire alla stazione dei carabinieri del rione Modena. Sulla base di quelle fotografie e videoriprese, incrociate con le intercettazioni disposte nell’ambito dell’operazione “San Giorgio” eseguita dalla squadra mobile contro la cosca Borghetto-Zindato-Caridi, inquirenti e investigatori hanno ricostruito la dinamica dell’omicidio per il quale i tre sono stati condannati, ma riguardo al quale si sono sempre proclamati innocenti. E proprio per provare l’estraneità dei propri assistiti all’omicidio, i legali di Ventura, assistito dagli avvocati Carmelo Chirico e Salvatore Staiano, Condemi, difeso dagli avvocati Giacomo Iaria e Giovanni Managò, e Cuzzola, difeso dal solo Iaria, in oltre quattro ore di udienza hanno chiesto alla Corte che vengano effettuate nuove perizie per verificare l’effettiva verosimiglianza della ricostruzione certificata dalla sentenza di primo grado. Ai giudici di piazza Castello, i legali hanno chiesto che vengano disposti nuovi accertamenti antropometrici per verificare chi sia l’uomo ripreso in auto insieme alla vittima, ma anche nuovi rilievi fonici per capire la reale origine degli spari registrati dall’anonima telecamera. E proprio sull’apparecchio – una Fujifilm – le difese hanno chiesto con forza che vengano fatti nuovi accertamenti. Se grazie alle indagini difensive già in primo grado si era riusciti a risalire al modello e all’anno di produzione, adesso – hanno sottolineato i legali – è necessario cercare di stabilire dove, quando e come quell’apparecchio sia stato messo in commercio e venduto, possibilmente anche individuando l’acquirente. Approfondimenti che hanno a che fare con dati sensibili, dunque che solo i giudici hanno la possibilità di disporre ma che a detta dei legali sarebbero necessari per ricostruire con esattezza l’intera vicenda. Allo stesso modo, hanno sostenuto soprattutto le difese di Condemi, è necessario procedere a nuove perizie sulle intercettazioni messe agli atti del procedimento per identificare con maggiore certezza i protagonisti di quella conversazione. Una richiesta non casuale. In primo grado, proprio l’identificazione – e in particolare quella di Domenico Condemi – era stata al centro della battaglia delle difese. Stando al perito di parte, Mariano Pitzianti, nessuna delle voci registrate sarebbe stata riconducibile a Condemi. Una tesi smentita però dalla superperizia disposta dalla Corte d’assise, che aveva confermato i risultati dell’analisi tecnica disposta dalla Dda, ma su cui adesso le difese chiedono nuovi accertamenti. Richieste che la Corte vuole valutare con attenzione, rimandando la propria decisione al prossimo 21 aprile, quando i giudici comunicheranno la propria decisione riguardo alle istanze avanzate. In primo grado, proprio quelle riprese – su cui oggi si chiedono nuovi accertamenti – erano state fondamentali per incastrare i tre per l’omicidio del quarantunenne. Quelle immagini per gli investigatori immortalano infatti i momenti immediatamente precedenti e successivi all’omicidio di Puntorieri, ma soprattutto i particolari che consentono di identificare Ventura mentre chiacchiera in compagnia della vittima, armeggiando con un fucile a canne mozze. Ma per il pm Stefano Musolino, che ha coordinato le indagini e sostenuto l’accusa in primo grado, Ventura non sarebbe un semplice esecutore ma anche una vittima del suo stesso clan, che lo avrebbe “venduto” agli investigatori dopo avergli commissionato l’omicidio di Puntorieri. Stando alla ricostruzione emersa dal dibattimento di primo grado e certificata dalla sentenza, per ordine del clan, Ventura avrebbe attirato il quarantunenne scomparso in una zona isolata nei pressi del torrente Armo, con il preciso proposito di freddarlo, ma non avrebbe agito da solo. Quel giorno assieme a lui ci sarebbe stato anche Natale Cuzzola, condannato oggi all’ergastolo come esecutore del delitto, e incastrato con il presunto mandante, Domenico Condemi, grazie alle intercettazioni disposte nell’ambito dell’operazione “San Giorgio” eseguita dalla squadra mobile contro la cosca Borghetto-Zindato-Caridi. Riascoltando quelle bobine, gli investigatori sono riusciti infatti a dare un senso a quelle conversazioni che raccontavano come i tre avessero fatto anche un sopralluogo il giorno precedente l’omicidio, per controllare i luoghi e testare l’arma. Ventiquattro ore dopo quella chiacchierata registrata dalle cimici della Mobile, nello stesso posto avrebbero attirato Puntorieri, convinto di dover partecipare a un omicidio ma inconsapevole di esserne la vittima predestinata.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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