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"Pride" scelto per tre appuntamenti del Politeama

Nel 1984, durante l’era Thatcher, lo sciopero dei minatori inglesi contro le precarie condizioni di lavoro, ha travolto l’intera Nazione per quasi un anno. Convinto di potersi battere per questa ca…

Pubblicato il: 01/04/2015 – 11:04
"Pride" scelto per tre appuntamenti del Politeama

Nel 1984, durante l’era Thatcher, lo sciopero dei minatori inglesi contro le precarie condizioni di lavoro, ha travolto l’intera Nazione per quasi un anno. Convinto di potersi battere per questa causa, il “Movimento gay” unitosi nel gruppo “Glsm” (“Gay e lesbiche a sostegno dei minatori”), decide di aderire alla protesta e di raccogliere fondi per gli scioperanti di un piccolo villaggio del Galles. Dopo un’iniziale diffidenza i lavoratori mostrano aperture nei confronti di quel mondo da loro considerato come pervertito e imbarazzante. L’incontro e lo scambio tra questi due gruppi così distanti l’uno dall’altro, si trasformerà in solidarietà e in amicizia esilarante e coinvolgente. “Pride” questo il titolo del film diretto da Matthew Warchus tratto da una storia realmente accaduta, è stato scelto dal circolo del cinema – diretto da Claudio Scarpelli – “Charlie Chaplin” di Reggio Calabria per una triplice proiezione nella giornata di mercoledì al teatro “Politeama Siracusa” del corso Garibaldi della città in riva allo Stretto. L’iniziativa coinvolge un gruppo dell’Arci gay “I due mari”, capitanata dal presidente Lucio Dattola con cui, al termina della proiezione delle 21, c’è stato un momento di confronto proprio a partire dai punti d’incontro che si avevano con il film.
«Innanzitutto stasera sappiate che fate parte di una grande rivoluzione – commenta Dattola prima della proiezione – visto e considerato che il film, uscito nelle sale a dicembre, non è stato portato a Reggio Calabria. Ognuno di noi ha una responsabilità nell’affermazione dell’altro. Iniziare a considerare il prossimo non solo come individuo diverso da me, ma come un’opportunità di crescita per me stesso, può essere una rivoluzione della coscienza importante». Tante sono le lotte a cui si assiste in “Pride”. Già in apertura il confronto tra le marce, violente e con i manganelli per quanto riguarda i minatori (il regista è ricorso a immagini di repertorio), e pacifiste durante la sfilata dei Gay pride, mostra la differenza tra i gruppi scesi in campo. Una delle cose che salta maggiormente all’occhio è proprio il Gay pride, conquistato serenamente nella Londra del 1984, replicata solo un anno dopo, a distanza di qualche mese dalla fine dello sciopero dell’Unione Nazionale dei minatori. Ma rispetto a trent’anni fa, in che modo è stato affrontato il “gay pride” che ha interessato la comunità reggina la scorsa estate? Lucio Dattola si commuove nel ricordare la conquista del 19 luglio 2014: «L’emozione più grande guardando questo film è stato ricordare quelle vissute durante il “gay pride” della scorsa estate e tutta l’organizzazione e la volontà di voler dare un segno forte a questa città. Il “pride” è stato sicuramente uno di quegli eventi storici della Calabria e non solo per le persone omosessuali. La festa che abbiamo vissuto il 19 luglio è stata preceduta da tutta una serie di incontri tra omosessualità e ‘ndrangheta, fede e omosessualità, rapporto genitori – figli, informazioni anti – discriminazioni. Queste sono state tematiche che hanno tentato di creare ponti, di unire realtà spesso considerate distanti e diversi».
Rispetto le lotte per i diritti gay di trent’anni fa condotte in Inghilterra, ancora ora in Italia le cose si muovono a rilento e, seppur difficili, i cambiamenti non sono impossibili: «Noi abbiamo visto un modello che forse oggi è stato fondamento di quello stereotipo negativo che spesso viene utilizzato per aggredire la comunità Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) – continua Dattola -. Ci sono delle differenze rispetto a come ci si pone adesso. Oggi paradossalmente fa più strano il gay “normale”, del gay “evidente”, non a Reggio, ma nelle lotte politiche. Questo, secondo me, è importante, perché mette assieme quelle che sono le lotte antiche di fronte alle quali, non solo Reggio Calabria, ma tutta l’Italia deve confrontarsi, e non dimentichiamoci che ancora oggi ci sono Paesi dove esiste il reato di omosessualità ed è punito con la pena di morte. Credo che in sostanza la rivendicazione di uguali diritti, sia ancora necessaria. Credo che il “Movimento di liberazione omosessuale” debba essere un pungolo, uno spillo per la coscienza sociale, soprattutto laddove determinati diritti non sono riconosciuti, e deve essere fatto tramite una rivendicazione netta, concreta, come a dire “Non è la manifestazione, ma è ogni giorno il mio “coming out” il mio “pride” la mia lotta”, e la maggior parte delle persone dichiaratamente gay, vivono nella quotidianità, un continuo “pride” e probabilmente la lotta si è spostata dagli eventi delle manifestazioni alla quotidianità dell’essere omosessuale».
Dattola risponde anche a chi lo apostrofa sulla sua posizione in merito alle adozioni gay: «Strano parlare di adozioni, quando ancora dobbiamo parlare di matrimonio e ancora prima di diritti civili. Io posso dire che conosco molte coppie che hanno adottato figli e vedo delle realtà bellissime, ma non siamo pronti e i primi a non essere pronti sono proprio gli italiani. Per parlare di adozioni bisogna prima chiederci quanto è pronta la nostra realtà a raccogliere il figlio delle persone dello stesso sesso, che non necessariamente deve essere adottato, può anche essere figlio biologico di uno dei due. Credo che la discussione delle adozioni debba essere rimandata, sia politicamente che culturalmente, al momento in cui la coppia gay possa essere vista non come una perversione, ma come un insieme di affetti». Nonostante le polemiche seguite all’approvazione della mozione sulla “famiglia naturale” che hanno travolto il sindaco Falcomatà, il presidente de “I due mari” si mostra fiducioso: «Lui ha fatto una dichiarazione nella giornata contro il razzismo e ha detto che massimo entro il 17 maggio verrà approvato il registro delle unioni civili. Abbiamo già fatto la nostra prima audizione dell’Arci gay, che è andata molto bene e oggi pomeriggio si è svolta la seconda con un’associazione cattolica. L’attenzione che la commissione statuto regolamento sta mettendo nella discussione di questa tematica mi fa sperare bene, perché nessuno sa come andrà questo registro, ma intanto si sta creando una volontà politica che a Reggio è mancata, una volontà politica che nasce sicuramente dal confronto di parti diverse e distanti, però è un modo di costruire sicuramente un indirizzo politico per la città. Questo è il primo banco di prova e io penso che il ribollire del fare della politica in maniera seria stia iniziando a dare i propri frutti».

 

Miriam Guinea

redazione@corrierecal.it

 

 

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