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Il gioco surrealista sul grande schermo di Dalì

REGGIO CALABRIA «Il surrealismo diventerà realtà» era la sintesi del pensiero di Salvador Dalì sul cinema. Attivo sia nel campo cinematografico che in quello pittorico, il pittore spagnolo ha più v…

Pubblicato il: 02/04/2015 – 11:41
Il gioco surrealista sul grande schermo di Dalì

REGGIO CALABRIA «Il surrealismo diventerà realtà» era la sintesi del pensiero di Salvador Dalì sul cinema. Attivo sia nel campo cinematografico che in quello pittorico, il pittore spagnolo ha più volte prestato il suo talento visionario e onirico al mondo del cinema, partendo dalla collaborazione nel 1929 con Luis Buñuel col quale scrisse, diresse, interpretò (e ne curò, ovviamente), le scenografie e la fotografia de “Un cane andaluso”, film che gli aprì le porte della scuola surrealista francese.

Proprio partendo dal Dalì cineasta, il critico cinematografico Nicola Petrolino e Salvatore Timpano, appassionato di storia dell’arte, indagano sul ruolo che ha avuto il maestro del surrealismo attraverso i suoi dipinti, nel mondo della settima arte. Il convegno “Dalì, il surrealismo e il cinema”, tenutosi mercoledì pomeriggio negli spazi adiacenti la Chiesa di “San Giorgio al Corso” di Reggio Calabria, ha mostrato, attraverso supporti video, file audio e gli stessi dipinti del pittore, i primi esperimenti filmici e le collaborazioni che l’artista ebbe con lo stesso Buñuel, Alfred Hitchcock e Walt Disney.

«Cinema e pittura in Dalì sono molto legati, anche perché il surrealismo a cui lui si accostò – spiega Nicola Petrolino –, vedeva nel cinema uno dei mezzi più importanti di questa nuova arte. Il cinema non rappresenta la realtà, ma gli elementi che lo compongono, attraverso il montaggio, sono decontestualizzati e diventano altro, ed è logico che i surrealisti vedevano nell’occhio del cinema l’occhio surrealista». La poetica di Dalì, viene spiegata attraverso un’intervista che Carlo Mazzarella gli fece nel 1959 per la rubrica Rai “Incontri”.
La sua figura eclettica è mostrata anche grazie alla trasposizione filmica che di lui realizzò Woody Allen nel 2011 con il film “Midnight in Paris” in cui Adrien Brody interpreta l’eccentrico artista. È innegabile il contributo che Salvador Dalì diede alle prime sperimentazioni avanguardistiche cinematografiche. Per “Un cane andaluso” furono quattro i dipinti che del pittore si usarono per ricreare le scenografie (“Le formiche”, “L’arto amputato”, “Il seno femminile”, “Il nudo di donna”, più una citazione del Segantini). Gli elementi analizzati erano gli stessi attorno a cui ruotò gran parte della produzione dell’artista spagnolo: gli occhi, le formiche e i rinoceronti. «È un occhio che deve guardare la realtà in modo nuovo, in maniera surreale» commenta il critico sulla sequenza del film di Buñuel per cui Dalì realizzò la scena dell’occhio tagliato con un rasoio. Con “Io ti salverò” (1945), si scende in una dimensione psico – onirica. Hitchcock ricorse a un obiettivo grandangolare per enfatizzare e mettere in movimento i fondali che l’artista dipinse. Nel 1946 la sua collaborazione con Disney fu più difficile, tanto che “Destino” fu realizzato solo nel 2000, pare – e così Nicola Petrolino spiega al pubblico curioso – a causa del carattere poco collaborativo del padre de “La persistenza della memoria”. Il critico affronta il turbolento rapporto che Salvador Dalì ebbe con i tre registi con cui lavorò. Egli racconta che la sua spietata avidità e il suo temperamento non certo docile, lo portarono alla rottura totale con i tre cineasti, tanto che il progetto con Disney, appunto, fu realizzato solo dopo che il nipote di quest’ultimo trovò i bozzetti di Dalì (una quindicina di dipinti e 135 schizzi per l’animazione) custoditi negli studios hollywoodiani dello zio. A chiusura convegno, Salvatore Timpano, entra nell’aspetto prettamente pittorico del convegno, mostrando in che modo i quadri più importanti di Dalì siano diventati patrimonio filmico dell’avanguardia cinematografica surrealista.

 

Miriam Guinea

redazione@corrierecal.it

 

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