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Patria potestà ai mafiosi, Bregantini: «Dibattito aperto»

LAMEZIA TERME Potrebbe agevolare il dibattito sul delicato tema della negazione della patria potestà ai genitori delle famiglie mafiose il film “La terra dei santi” di Fernando Muraca, in questi gi…

Pubblicato il: 02/04/2015 – 9:58
Patria potestà ai mafiosi, Bregantini: «Dibattito aperto»

LAMEZIA TERME Potrebbe agevolare il dibattito sul delicato tema della negazione della patria potestà ai genitori delle famiglie mafiose il film “La terra dei santi” di Fernando Muraca, in questi giorni al cinema. Surclassando, forse, quelle «prevedibili resistenze» che potrebbe incontrare in regione, terra in cui «è difficile privare il cuore dei calabresi dei propri figli». È quanto afferma Giancarlo Maria Bregantini, già vescovo di Locri e Gerace.
Questioni di natura morale a parte, Bregantini è uno che la Calabria, per «esserci stato più di 25 anni», la conosce in ogni sua piega. Uno dei motivi – probabilmente – per cui non si è fatto sfuggire il messaggio contenuto nella pellicola del regista calabrese, che «ha il merito – ha detto – di comprendere le ragioni del fenomeno mafioso scavando in esse». Agevolando, peraltro, quella «riflessione che è alla base di un migliore approccio al problema. Solo capendo – ha affermato – che il nodo della mafia è un modo di pensare e di relazionarsi particolare, si può pensare di sconfiggerla». Criminalità che parte, dunque, da dentro, si insinua tra i rapporti, nelle famiglie e negli affetti allargati, e si fissa – alla fine di un cammino sempre meno privo di ostacoli – nei quartieri e nelle pieghe della società. Un «gioco delle relazioni pericoloso – ha quindi spiegato il presule – che Muraca indaga a fondo, per offrire uno strumento utile a poterlo combattere».
Una partita con soli sconfitti in cui le donne hanno un ruolo importante, ma poco edificante: «Bisogna capire – ha detto ancora Bregantini – che le genesi interiori delle faide sono soprattutto femminili: non esistono faide combattute da uomini dove non ci siano anche donne». Una calabrese, che ha fatto 40 morti, il vescovo l’ha vista molto da vicino: «erano poche – ha raccontato – le donne che apparivano arrabbiate, ma moltissime quelle costrette a fare finta di niente che però dentro covavano una rabbia e un dolore infiniti: la guerra civile non salva nessuno».
L’elemento femminile è, però, nonostante tutto «vincente», e per Bregantini può essere un buon “pretesto” per contrastare la mafia: «È utile – ha detto – per due motivi: le scene del film in cui sono protagoniste le donne, che spesso stracciano il cuore per la loro efficacia, possono avere seguito tra le ragazze nelle scuole e delle parrocchie, dove si possono diffondere modelli diversi. Un altro motivo è il coinvolgimento diretto dello spettatore, che si sente partecipe, continuamente chiamato in causa».
A Muraca dunque il merito di aver trattato un tema pressoché inedito, e sicuramente ostico in terra di Calabria, attraverso scene che per alcuni saranno difficili da digerire: «Alcune parti di film – avverte Bregantini – come quelle in cui il magistrato strappa per legge un figlio a una mamma pur di non coinvolgerlo in una faida, saranno capite con molta fatica. Sarà però il dibattito successivo a dire come porsi di fronte a questo aspetto. Per il momento – ha concluso – è bello che per una volta sia stata prospettata, sollevando il problema della negazione della patria potestà, una possibile soluzione».

 

z. b.

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