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Quella visita sul cantiere per avere un "pensiero"

COSENZA Nella provincia di Cosenza c’è qualcosa che finalmente si muove. Ne sono convinti gli inquirenti al termine dell’operazione che questa mattina ha portato al fermo di due persone ritenute vi…

Pubblicato il: 02/04/2015 – 18:07
Quella visita sul cantiere per avere un "pensiero"

COSENZA Nella provincia di Cosenza c’è qualcosa che finalmente si muove. Ne sono convinti gli inquirenti al termine dell’operazione che questa mattina ha portato al fermo di due persone ritenute vicine alla cosa Lanzino-Ruà, operante nel Cosentino. Il provvedimento, emesso dalla Dda di Catanzaro e al quale hanno lavorato il procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo, l’aggiunto Vincenzo Luberto e il sostituto Pierpaolo Bruni, è stato emesso nei confronti di Francesco Costantino De Luca, 44 anni, e Massimo Ciancio, 44, entrambi commercianti di Rende. Secondo l’impianto accusatorio, i due avrebbero tentato di costringere un imprenditore edile di Rende a pagare il “pizzo”.

Da quanto è emerso dalle indagini – condotte dai militari del nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Cosenza e del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Rende si sarebbero recati sul cantiere della vittima intimandogli di pagare come aveva fatto in precedenza con gli “amici”: “Volevamo sapere se era possibile avere qualcosa”. L’imprenditore avrebbe capito la richiesta estorsiva e avrebbe chiesto maggiori spiegazioni, ma “l’uomo più robusto con fare arrogante” avrebbe risposto: “Tu vuoi venire a comandare a casa mia?”, lasciando intendere – scrivono gli inquirenti – che quella fosse la zona di influenza del suo gruppo criminale. Dopo di che i due – in più riprese – avrebbero ribadito se era possibile avere un “pensiero”.

Una richiesta di denaro che l’imprenditore capisce al volo anche se “velata da una finta gentilezza”. Alla quale – mettono nero su bianco gli inquirenti – la vittima risponde con un netto rifiuto precisando di non aver mai pagato, anche in passato, a nessuno. E’ in quel momento che l’imprenditore decide di denunciare perché ha paura per sé e per i suoi familiari. Così ha fatto in passato per un altro episodio simile.Sono alcuni collaboratori di giustizia a definire i due fermati oggi come vicini al clan Lanzino-Ruà.

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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