COSENZA Le dichiarazioni dei pentiti della ‘ndrangheta del Cosentino potrebbero entrare nel processo “Telesis”. I verbali di alcuni collaboratori di giustizia sono stati depositati oggi dal pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, nel corso dell’udienza del processo stralcio “Telesis”, che si è svolta nel tribunale di Cosenza. Il procedimento scaturì dal blitz della Dda di Catanzaro, nel 2010, che smantellò un’organizzazione mafiosa che faceva capo al clan Bruni, nella quale avrebbero fatto parte anche autentici insospettabili. Infatti, finirono in manette pure i due ex carabinieri Francesco Romano e Massimiliano Ercole, l’ex parlamentare e presidente del Cosenza Calcio, Bonaventura Lamacchia, assieme al fratello Ernesto. Questi quattro hanno scelto il rito ordinario e per loro il processo si sta svolgendo a Cosenza. I Lamacchia sono accusati di tentata estorsione e i due ex carabinieri di concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel corso dell’udienza di oggi – dopo aver sentito alcuni carabinieri, ultimi testi delle difese – il pm Bruni ha fatto richiesta di sentire in dibattimento i pentiti Vincenzo Foggetti, Ernesto Foggetti, Adolfo Foggetti e Edyta Aleksandra Kopaczynska. A sostegno della richiesta ha prodotto i verbali dei collaboratori di giustizia e la sentenza del processo “Telesis” per l’abbreviato. Una richiesta alla quale si sono opposte le difese ma sulla quale il collegio giudicante si è riservato di decidere nella prossima udienza fissata per il 5 maggio. In particolare, il tribunale si è riservato di valutare se quelle rivelazioni sono utili rispetto alla sentenza sullo stesso procedimento che ha riguardato gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato.
I due uomini dello Stato, secondo la Dda, si sarebbero messi in affari con il boss Michele Bruni detto “Bella bella”, poi deceduto. Ai fratelli Lamacchia vengono contestate numerose pressioni che sarebbero state fatte a Luca Morrone, amministratore di una casa di cura privata, affinché, i familiari dei degenti che morivano si sarebbero dovuti rivolgere per tutti i servizi mortuari all’impresa Naccarato. L’imprenditore rifiutò la proposta, ricevendo però in cambio nuove sollecitazioni e altrettante pressioni, affinché cambiasse idea. Secondo alcune intercettazioni, l’ex deputato, infatti, si sarebbe attivato per far incontrare Luca Morrone e Michele Bruni, proposta questa, però rifiutata dall’amministratore della casa di cura privata senza alcun ripensamento. I Lamacchia, sempre secondo la Dda, avrebbero tentato un nuovo approccio.
I VERBALI DEI PENTITI
In particolare, nelle dichiarazioni rilasciate da Edyta Aleksandra Kopaczynska – e contenute nel verbale depositato oggi – la collaboratrice e compagna del defunto Michele Bruni (figlio del presunto boss “Bella bella”) – emergerebbero i rapporti tra imputati e il clan. “Michele – ribadisce Kopaczynska – conosceva da molti anni Bonaventura, che parimenti era amico di Francesco Bruni senior. Non conosco particolari concernenti questi rapporti, posso solo riferire che Gino Naccarato insisteva moltissimo perché Michele, per il tramite di Bonaventura Lamacchia, avvicinasse i Morrone che erano proprietari di una serie di cliniche per anziani e che, quindi, potevano dirottare servizi funebri all’impresa di Naccarato. Lamacchia poteva essere il tramite perché il fratello era socio di una delle cliniche dei Morrone. L’offerta dei servizi di onoranze funebri – continua la collaboratrice di giustizia – è completamente controllata dalla criminalità organizzata e, cioè, dalla cosca Bruni-Zingari e dalla cosca Lanzino”. Le dichiarazioni dei Foggetti riguardano, invece, nello specifico i presunti rapporti intrapresi – a loro dire – tra esponenti della cosca e i due ex carabinieri. Accuse e ipotesi che le difese (il collegio difensivo degli imputati è costituito dai legali Franz Caruso, Roberto Loscerbo, Maurizio Nucci e Roberto Le Pera) respingono al mittente e per questo si sono opposte alla richiesta del pm di sentire in dibattimento i pentiti. Su questo il tribunale dovrà sciogliere la riserva.
Intanto, questa mattina sono stati ascoltati gli ultimi testimoni della difesa, tra cui alcuni carabinieri. Ma le dichiarazioni di alcuni di loro non hanno convinto molto la pubblica accusa e il collegio giudicante.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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