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La politica non può far finta di nulla

Il ricatto occupazionale è l’arma che sempre si oppone ogni qualvolta si cerca di impostare una riflessione sulla necessità di ricondurre ogni atto della pubblica amministrazione a criteri di legal…

Pubblicato il: 03/04/2015 – 15:04
La politica non può far finta di nulla

Il ricatto occupazionale è l’arma che sempre si oppone ogni qualvolta si cerca di impostare una riflessione sulla necessità di ricondurre ogni atto della pubblica amministrazione a criteri di legalità, di uguaglianza e di trasparenza. Sta andando così anche con riferimento all’esplodere degli scandali sulla gestione delle società in house della Regione Calabria.
Allora è il caso di fare qualche puntualizzazione anche per evitare che la politica giochi a chiamarsi fuori magari cercando, in maniera maldestra, di lasciare il cerino in mano a chi fa informazione.
Prendiamo il caso di Calabria etica. È bene ricordare agli smemorati dell’ultima ora che era stato proprio Mario Oliverio a sollevarlo, parlando, in piena campagna elettorale, di oltre 500 assunzioni fatte da Calabria etica e di una diffusa illegalità in tutti gli enti in house della Regione. Sembrava un annuncio di guerra e in effetti, dopo le elezioni, venne nominata una commissione d’inchiesta per fare luce non solo su Calabria etica, che adesso viene utilizzato come capro espiatorio, quasi a lasciare in ombra ogni altra realtà non meno censurabile.
Sta di fatto che dopo 4 mesi dalla sua pomposa presentazione, la commissione d’inchiesta voluta da Oliverio non ha ancora presentato alcun risultato.
Il vaso di Pandora lo scoperchia il Corriere della Calabria. Del caso si interessano tv e giornali nazionali, ma il governatore rimane silente. Nessun atto d’accusa, nessuna denuncia contro l’uso clientelare delle assunzioni. Anzi, la stessa Fondazione Calabria etica viene commissariata il 5 febbraio, pochi giorni dopo l’inchiesta del Corriere. Ma nel decreto che manda a casa Ruberto si parla semplicemente di spoil system. Ancora una volta, nessuna presa di posizione pubblica da parte di Oliverio o dei suoi assessori, in primis il titolare del Lavoro, Carlo Guccione, che non ha mai detto una sola parola sullo scandalo. Oliverio, a quanto pare, ha fatto altro: ha cioè dato mandato al commissario Barbaro di pubblicare integralmente gli elenchi dei collaboratori di Calabria etica. Al momento, è il solo ente strumentale ad averlo fatto. La trasparenza non vale per tutti?
La diffusione degli elenchi – che noi abbiamo sempre tenuti riservati – ha esposto a una possibile gogna mediatica anche persone “assunte” lecitamente, che hanno tutto il diritto di lavorare e che nella gran parte dei casi non hanno altra occupazione. Adesso, senza mai annunciare nulla, nel silenzio più assoluto, la Regione, alla chetichella, straccia come nulla fosse 250 contratti a cui prima ha dato il suo colpevole placet.
Un modo subdolo che mira, probabilmente, a lasciare la parte del cattivo proprio al Corriere della Calabria, che ha denunciato lo scandalo nell’indifferenza delle istituzioni, che ora strumentalizzano il nostro lavoro per avviare un repulisti indiscriminato (e magari per piazzare lavoratori più “graditi”).
Così fosse, saremmo alle solite: qualcuno pensa di essere più furbo e più scaltro. Fa male: Lupo o volpe che sia o che si ritenga, sempre animale da pelliccia resta.

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