Rimane tuttora un universo fantastico quello delle Aziende calabresi per l’edilizia residenziale pubblica. Una galassia che sembra galleggiare nella surrealtà, sospesa in una dimensione spazio-temporale altra, parecchio distante da quella in cui vivono ogni giorno i calabresi. Era così già prima della vittoria di Mario Oliverio alle elezioni regionali ma oggi, benché fosse difficile immaginarlo, la situazione delle Aterp è ancora più confusionaria e paradossale. Due, infatti, sono gli anni passati da quando è entrata in vigore la legge regionale (24/2013) con cui le Aterp sono state accorpate in un’unica azienda regionale; e due sono i mesi trascorsi dalla riunione di giunta regionale in cui si è deciso di dichiarare decaduti i cinque commissari provinciali. In quella seduta di giunta (5 febbraio) «su proposta dell’assessore ai Lavori Pubblici Antonino De Gaetano, si è deliberato di dichiarare la decadenza dei commissari e dei revisori dei conti» e, allo stesso tempo, «si è demandato al dirigente generale del Dipartimento l’individuazione dei referenti, per ogni provincia, tra i dirigente interni al Dipartimento, in attesa della riorganizzazione dell’Azienda unica regionale». La delibera di Palazzo Alemanni è stata notificata agli enti provinciali un mese dopo, non proprio in fretta e in furia, ma mentre i nuovi revisori sono stati nominati, ancora oggi non c’è traccia dei «referenti» che il manager dei Lavori pubblici Mimmo Pallaria avrebbe dovuto individuare. Tradotto: non essendoci stata alcuna sostituzione, i vecchi commissari devono garantire la continuità e quindi gestiscono tuttora l’ordinaria amministrazione. Di fatto tutto ciò paralizza l’attività di questi enti, che pure negli ultimi tempi avevano brillato per dinamismo solo in alcune vicende legate a doppia mandata alla politica come, per esempio, quella degli oltre 30 contratti siglati a poche ore dalla delibera di decadenza dall’Aterp di Vibo – guidata dal forzista Tonino Daffinà – in cui a fare la parte del leone sono stati dirigenti e iscritti del Pd.
Ma non è tutto. Il bello – si fa per dire – è che della figura dei «referenti» non sembra esserci alcuna traccia nemmeno nella legge che prevede l’accorpamento, ma non è dato sapere a questo proposito cosa abbiano in mente né Oliverio, né Pallaria, né Antonio Capristo, che è stato delegato proprio dal dirigente del dipartimento Lavori pubblici a ricoprire la funzione di commissario unico dell’Aterp regionale (qui la vicenda del “bi-commissario”). L’unico fatto certo, ad oggi, è che i due manager, entrambi vicini ai fratelli Gentile, continuano a decidere ogni passaggio chiave dell’iter che, prima o poi, dovrebbe portare all’accorpamento delle Aterp. E resta un’altra costante: nel frattempo nelle aziende provinciali sono stati adottati una serie di atti molto dubbi che, in qualche caso, lo stesso Pallaria ha definito illegittimi. Ma, oltre alle parole, nessun provvedimento ha segnato una chiara inversione di tendenza. Chissà se, mentre i mesi passano e gli uomini piazzati da Scopelliti continuano a tenere ben saldo il timone del settore, qualcuno prima o poi si ricorderà che le Aterp sono state create per dare un tetto a chi non ce l’ha.
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