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Via Buccarelli e i diritti dei catanzaresi

Come si fa a sopportare oltre quel che accade a Catanzaro e più in particolare su Via Buccarelli, centro nevralgico delle attività commerciali del quartiere San Leonardo cuore pulsante della movida…

Pubblicato il: 07/04/2015 – 9:36

Come si fa a sopportare oltre quel che accade a Catanzaro e più in particolare su Via Buccarelli, centro nevralgico delle attività commerciali del quartiere San Leonardo cuore pulsante della movida adolescenziale? Se lo chiedono i residenti costretti a convivere con ampi spazi di strada sottratti alla cittadinanza per riservarli all’uso privato dei dipendenti di alcuni uffici pubblici. Adesso, stante l’incessante azione repressiva dei vigili urbani, quei cittadini ne rivendicano la restituzione e pensano, se del caso, di trascinare l’amministrazione comunale davanti al magistrato perché verifichi la fondatezza del provvedimento che sottrae quegli spazi alla collettività per assegnarli ad altri cittadini che, evidentemente, trovano più comodo recarsi al lavoro con le loro automobili piuttosto che servirsi dei mezzi pubblici.
È pur vero che a Catanzaro è considerato uno status symbol arrivare sul posto di lavoro in automobile e trovare il parcheggio riservato sotto l’ufficio. Ma ai cittadini “sfrattati” nulla interessa di quanti non potrebbero più ostentare “potere” o qualcosa del genere; i residenti pretendono che siano rispettati i loro diritti che comprendono pure il poter utilizzare la strada in cui si affacciano le loro case anche per parcheggiare le loro automobili, senza più estenuanti ricerche di un posto non facile da trovare in una città invasa giornalmente da migliaia di lavoratori motorizzati. In quel tratto di via Buccarelli, peraltro, anche una breve sosta negli spazi concessi alla Corte dei Conti, all’Assessorato regionale alla Sanità e al Tribunale regionale amministrativo (Tar) comporta salatissime multe che, in questi tempi di carestia, possono diventare causa di reazioni e pensieri inconfessabili.
Ad acuire i rapporti sono anche le “visite” pilotate dei vigili urbani pronti a piombare sul luogo del “misfatto” ogniqualvolta un “estraneo” si permette di sostare in quegli spazi. È come se venissero avvertiti del fatto che il loro intervento andrà a frutto. Qualcuno diceva che «a pensare male si fa peccato, ma spesso si azzecca» e così è considerato che, sempre su quella strada, anche nei momenti in cui il traffico raggiunge picchi elevati non c’è mai l’ombra di un vigile. Il sospetto, dunque, è che qualcuno avverta il centralino del vicino comando di Polizia municipale e, in men che non si dica. la pattuglia giunge per punire chiunque si sia permesso di violare quegli spazi delimitati da strisce gialle, sottratte alla disponibilità di coloro che, a differenza di tutti gli altri lavoratori del pianeta, esercitano il loro mestiere in una città sempre disponibile ad accogliere qualsiasi tipo di richiesta le venga fatta. E tutto si consuma sotto gli occhi increduli di coloro che, pur pagando le tasse locali, pensano di ottenere servizi e invece ricevono sanzioni.
Sono segnali di quanto lavoro ci sia ancora da fare per raggiungere quell’eguaglianza che si pensava realizzata anche in questo lembo di Paese, ma che questi episodi fanno emergere in tutta la loro anacronistica realtà. Queste vicende, tutto sommato, costituiscono il campanello d’allarme di una società che a parole dice di cambiare ma che nella realtà continua ad alimentarsi di soprusi e soverchierie. Si coglie, in tal modo, la giusta dimensione di quanta strada c’è ancora da percorrere perché si conclamino i diritti dei cittadini. Perché alla fine sono proprio questi gli episodi che dimostrano nella sostanza come sia difficile applicare compiutamente taluni valori e tra questi c’è proprio la supremazia dell’interesse del singolo rispetto al bene di tutti. Se così non fosse, infatti, anche un posto auto riservato in prossimità del luogo di lavoro non solo non sarebbe stato concesso quanto non sarebbe stato neppure richiesto. Sono considerazioni che difficilmente possono riguardare una città come Catanzaro nella quale evidentemente il retaggio del favore resiste ad ogni vento di restaurazione della democrazia.
Sarebbe interessante conoscere la genesi del criterio in base al quale è stato possibile distrarre parte del suolo pubblico per utilità di poche persone. Probabilmente si obietterà che si tratta di questioni inerenti l’ordine pubblico o altre baggianate del genere. Certo è che in via Buccarelli, ma più in generale in tutta la città, sono tanti gli spazi delimitati dalle strisce gialle fruibili solo da dipendenti di uffici, invalidi, negozi e cassonetti maleodoranti per l’immondizia. Ci viene da chiedere cosa sarebbe stata Roma se avessero adottato lo stesso metro considerato il numero di dipendenti tra ministeri, ambasciate, uffici pubblici, comandi militari e quant’altro. Ma senza voler fare demagogia, ciò che è certo è che non è accettabile che improvvisamente le abitudini di una comunità possano essere cambiate per il sopraggiungere di uffici i cui referenti hanno chiesto ed ottenuto di avere delimitata una vasta area da utilizzare a parcheggio delle loro automobili. Se questo era il loro bisogno inderogabile, probabilmente avrebbero fatto bene a scegliere un qualsiasi altro luogo della periferia dove trasferire gli uffici, senza assumere comportamenti che ingenerano risentimento nei cittadini.

 

*Giornalista

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