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La "reggente" del clan

REGGIO CALABRIA È sulle spalle di Pina Franco – figlia e moglie di boss – che il clan da sempre costola dei Tegano nella periferia sud di Reggio Calabria, ha continuato a crescere nonostante i suoi…

Pubblicato il: 08/04/2015 – 14:56
La "reggente" del clan

REGGIO CALABRIA È sulle spalle di Pina Franco – figlia e moglie di boss – che il clan da sempre costola dei Tegano nella periferia sud di Reggio Calabria, ha continuato a crescere nonostante i suoi capi siano da tempo dietro le sbarre. Lungi dall’essere una remissiva ancella, al massimo relegata al rango di portaordini, era lei – hanno scoperto i pm Stefano Musolino e Antonella Crisafulli – a concentrare su di sé tutte le decisioni, come a pretendere che a lei e solo a lei venisse versato quanto raccolto nel corso delle attività illecite. Ma il ruolo della Franco, non si limitava a quello di semplice “amministratrice” dei proventi dei vari filoni di business del clan. Lei stabiliva strategie e «responsabili di settore».

 

PINA LA “REGGENTE”
Sarà infatti Pina Franco – è emerso nell’indagine “Tnt 2” – a delegare a Massimo Murina, cugino di primo grado del marito, la gestione dello spaccio dell’eroina e dello sfruttamento della prostituzione. Business troppo pericolosi o “infamanti” per l’uomo che – racconta a un sodale – avrebbe rifiutato l’offerta perché «… questo è pericoloso… gli ho detto io non mi parlate affatto no di Puttane, no di… Inc… , gli ho detto io solo di erba mi dovete parlare a me».

Murina continuerà dunque, insieme a Massimo Piccolo, a gestire semplicemente la raccolta dei proventi – «i soldi della ndrangheta» a loro stesso dire – dello spaccio di hashish e marijuana, poi consegnati puntualmente alla tirannica parente. Un ruolo mal sopportato ma assolutamente riconosciuto da affiliati come Murina, che pur masticando amaro era preciso e puntuale nelle consegne. 

 

AL SERVIZIO DEL CLAN
E, allo stesso modo, la Franco teneva a guinzaglio corto anche Filippo Gironda, cui più volte – è emerso dalle intercettazioni – la donna ha ordinato di presentarsi nella propria abitazione per rendere conto di interessi e affari. Noto imprenditore reggino, titolare anche di una serie di commesse e appalti pubblici, Gironda è considerato dagli inquirenti a pieno titolo affiliato al clan, non solo per i continui contatti con la Franco ma anche perché è lui uno degli autori del barbaro pestaggio di Battaglia e Berlingeri. Nella relazione d’accesso al Comune di Reggio Calabria, gli ispettori ministeriali segnalavano non senza allarme che alla sua GF Costruzioni erano stati affidati diversi appalti dal Comune di Reggio, fra cui un lavoro del novembre 2011 per il ripristino delle reti fognarie, assegnato con procedura d’urgenza, per una somma di 176 mila euro, un appalto in trattativa privata per quasi 100 mila euro relativo ai lavori di manutenzione alle reti idriche, un lavoro da 53 mila euro in cottimo fiduciario per la sistemazione del cimitero di Archi ed infine un appalto da 50mila euro per manutenzione ordinaria alle reti idriche del centro storico. Già indagato a piede libero falso ideologico e abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture con l’aggravante di avere commesso il fatto al fine di agevolare i clan nell’operazione Saggezza, per i pm Gironda – e soprattutto le sue imprese- sono il mezzo attraverso il quale l’organizzazione mafiosa riesce ad inserirsi tra i gangli dell’imprenditoria, divenendo egli stesso “gestore” delle risorse delle cosche clan.

 

a. c.

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