COSENZA Può definirsi civile un Paese che lascia isolati oltre 7 milioni di abitanti? A distanza di oltre un mese (il crollo del viadotto che ha causato la morte di un operaio risale al 2 marzo) Calabria e Sicilia continuano a rimanere staccate dal resto d’Italia. L’autostrada Salerno-Reggio Calabria è completamente chiusa al traffico nel tratto compreso tra Laino Borgo e Mormanno e nessuno sa indicare con certezza i tempi di riapertura. Non lo sanno il presidente della Regione Mario Oliverio e i suoi assessori, non lo sanno i magistrati della Procura di Castrovillari che hanno competenza giudiziaria su quel pezzo di A3, non lo sa il presidente dell’Anas Pietro Ciucci e non lo sanno nemmeno il premier Matteo Renzi e il neoministro alle Infrastrutture Graziano Delrio.
La Calabria è fuori dal mondo. In questa regione è sempre più difficile arrivare e/o andare via. Provate a chiederlo a chi (pochi, in realtà) ha scelto di trascorrere le vacanze pasquali in questa regione. Il viaggio, per loro, si è trasformato in un’odissea, con tanto di percorsi alternativi e ore passate tra vie secondarie di montagna per aggirare la chiusura dell’autostrada.
Il ministro Delrio, che tanto interesse ha mostrato finora per le questioni calabresi (ogni riferimento alla vicenda Lanzetta-De Gaetano è puramente voluto), farebbe bene a battere un colpo subito, dimostrando che oltre alle vicende legate agli equilibri politici nel Pd, il governo è attento pure al diritto alla mobilità dei calabresi.
Già, perché finora le promesse non mantenute sono state davvero tante. Alzi la mano chi non ricorda le passerelle del duo Ciucci-Scopelliti per il taglio inaugurale di nuovi tratti e con le conseguenti promesse di un «imminente fine dei lavori». Sono passati ormai anni dagli annunci e di cantieri chiusi non c’è ancora traccia. Non solo: ci sono ancora pezzi neanche progettati e dei soldi necessari per quegli appalti nessuno sa niente.
Proprio ieri dal viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini è arrivato il certificato che finora i calabresi sono stati ripetutamente beffati: «Neanche sotto tortura farò mai previsioni su quando sarà finita la Salerno-Reggio Calabria». Dunque, è il non detto di Nencini, interruzioni e deviazioni la faranno da padrone ancora per molto tempo.
E il crollo del viadotto tra Laino e Mormanno? Meglio non parlarne per evitare nuove figuracce. L’impressione è che l’A3, «il corpo di reato più lungo d’Italia» (ipse dixit), sia destinata a rimanere un’eterna incompiuta. Resta da capire fino a quando i calabresi avranno la pazienza di sopportare tale scempio. Siamo o non siamo, anche a queste latitudini, parte di una nazione che si chiama Italia?
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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