Ora che anche un’aula di giustizia ha riconosciuto in «un missile lanciato contro il Dc 9 da un altro aereo» la causa del disastro aereo di Ustica, la vicenda del Mig libico rinvenuto in Calabria ritorna di estrema attualità. La sentenza della prima Corte d’appello di Palermo ha confermato di fatto la tesi sostenuta dal giudice Rosario Priore che – nella sua sentenza-ordinanza del 1999 – aveva concluso che il Dc 9 dell’Itavia era stato abbattuto da un missile il 27 giugno nel corso di una battaglia aerea nei cieli del Tirreno meridionale. Causando la morte di 81 persone tra passeggeri e equipaggio del velivolo in rotta tra Bologna e Palermo. Un vero e proprio scontro aereo a cui, secondo più ricostruzioni, avrebbe partecipato anche quel Mig libico rinvenuto a Castelsilano, nel Crotonese, il 18 luglio del 1980. D’altronde che un legame ci fosse stato tra i due episodi lo aveva sostenuto già in passato Giovanni Spadolini, ministro della Difesa dal 1983 e dal 1987.
L’ex presidente del Senato e premier nonché più volte ministro disse che «chi avesse risolto il giallo del Mig avrebbe potuto capire la strage di Ustica». E se più di un barlume di luce per svelare quel mistero è arrivato proprio da quella sentenza dei giudici civili di Palermo – che ha riconosciuto il diritto al risarcimento ai familiari di 17 vittime di quella strage –, identica speranza dovrebbe a questo punto riversarsi per comprendere quanto successo ben 35 anni addietro nei cieli calabresi.
Restituendo credibilità a quanto sostenuto nel corso di otre tre decenni da diverse testimonianze che legavano indissolubilmente i due eventi. Ricordiamo quanto più volte affermato dal maresciallo Giulio Linguanti – che nel 1980 intervenne nei monti della Sila crotonese – che ha retrodatato “l’incidente” del Mig libico proprio al giorno del disastro aereo dell’Itavia. Una tesi ripetuta dall’ex militare anche in un’intervista rilasciata nel 2013 ad Andrea Purgatori che per l’Huffington post incontrò l’anziano sottufficiale in forza nel 1980 al reparto Sios dell’Aeronautica militare. «Dopo un mese passato in quel posto (Castelsilano, ndr) – raccontò Linguanti a Purgatori – mi fu chiaro che quell’aereo non era caduto il giorno in cui avevano detto di averlo ritrovato (18 luglio, ndr). Era caduto molto prima, la stessa sera della strage di Ustica, era stato colpito e tutto quello che vedevo davanti ai miei occhi era solo una messinscena». A sostegno di questa tesi ci sarebbe l’avanzato stato decomposizione che presentava il corpo del pilota libico. Certificato dall’addendum all’esame autoptico che sarebbe stato redatto – il condizionale è d’obbligo perché questo documento, come molti altri tasselli di questa storia, non sarebbe stato mai più rinvenuto – così come sostenuto dai periti incaricati dell’autopsia. Parlarono con il giudice Priore di «avanzatissimo» stato di decomposizione e che avrebbero retrodatato il giorno del decesso del pilota libico ad «almeno 15 giorni prima». E poi ci sono le testimonianze di Filippo Di Benedetto all’epoca caporale in servizio di leva presso la caserma “Settino” di Cosenza e dei suoi commilitoni che sostennero davanti al giudice di aver dovuto piantonare il 28 giugno del 1980 – il giorno dopo la strage di Ustica – la zona dove era caduto un aereo da guerra. Quindi molto prima del 18 luglio, giorno del ritrovamento ufficiale del relitto del velivolo. Senza dimenticare i fori sul resto del Mig libico di cui parla sia il maresciallo Linguanti sia Nicola De Giosa, un altro sottufficiale intervenuto in missione sui monti della Sila: «La fusoliera del Mig era foracchiata come se fosse stata mitragliata… erano sette od otto fori da 20 mm… ritenni che si trattasse di colpi di cannoncino…». Ricostruzioni e testimonianze su cosa sia accaduto a quel Mig precipitato a Castelsilano che si sono scontrate a più riprese contro quel “muro di gomma” della versione ufficiale fornita dalle autorità italiane e libiche e che hanno derubricato la vicenda a “sinistro aviatorio” datandolo 18 luglio del 1980.
Ma che la sentenza di Palermo potrebbe far rivedere da un’altra prospettiva. Se solo ce ne fosse la volontà politica. Molti dei frammenti della storia del Mig come quella della strage di Ustica potrebbero essere ancora chiusi nei cassetti di alcuni Palazzi. Non solo italiani.
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