COSENZA “Di certo il sindaco Occhiuto non avrebbe mai immaginato un fine settimana come questo, dove in due giorni ha ricevuto due “sberle” giudiziarie che non fanno altro che confermare le nostre tesi e cioè che per amministrare una città in maniera corretta non bisogna solo spendere e spandere, ma si dovrebbe usare il metodo del “buon padre di famiglia” che tiene a cuore le sorti dei propri figli che per un sindaco sono i propri cittadini”. E’ il commento del vicecapogruppo del Pd in consiglio comunale di Cosenza, Marco Ambrogio, in merito all’azzeramento della giunta comunale di Cosenza e alla sospensione, da parte del Tar, delle nomine dei dirigenti della Provincia. Occhiuto è sindaco della città dei Bruzi e presidente dell’ente intermedio.
“Siamo sempre stati preoccupati – ha aggiunto Ambrogio – del modus amministranti dello stesso sindaco, che ha sin dalle prime battute di consiliatura dato prova della sua assoluta inaffidabilità sotto il profilo del rispetto delle regole. Ieri, la bocciatura per le nomine in Provincia, oggi il sonoro bis del Tar per il mancato rispetto delle nomine in giunta secondo la legge Delrio. Dunque, Occhiuto è costretto a rimettere mani per l’ennesima volta alla sua giunta, inserendo almeno quattro donne.
A questo punto, tanti saranno i grattacapi per il primo cittadino che negli ultimi tempi per non essere mandato a casa dai suoi stessi consiglieri, ha dovuto elargire prebende nominando degli assessori che di politica non avevano mai sentito parlare.
Questa è la politica che ripudiamo, quella che per troppi anni ha tenuto la nostra regione e la nostra città nel turbidume più totale.
Eppure Occhiuto si è sempre presentato come il nuovo ma a questo punto ci viene da dire “coi vecchi metodi”. Di certo mi sento di tranquillizzare quegli assessori che saranno allontanati e sostituiti, poiché come fatto in passato anche questa volta il buon sindaco troverà una collocazione alternativa magari anche meglio remunerata per non essere mandato a casa. Intanto la città aspetta di essere amministrata secondo i crismi di legge e non col solito metodo del sotterfugio per raggirare l’ostacolo che però in tale circostanza porta il nome di legalità”.
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