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GIUSTIZIA NEL MIRINO | Un segnale da non sottovalutare

Abbiamo sentito centinaia di dichiarazioni di cordoglio, di solidarietà, di commenti per la strage avvenuta nella mattinata di ieri all’interno del Palazzo di giustizia di Milano. Un trionfo di ipo…

Pubblicato il: 10/04/2015 – 8:41
GIUSTIZIA NEL MIRINO | Un segnale da non sottovalutare

Abbiamo sentito centinaia di dichiarazioni di cordoglio, di solidarietà, di commenti per la strage avvenuta nella mattinata di ieri all’interno del Palazzo di giustizia di Milano. Un trionfo di ipocrisia, di frasi fatte, di retorica a buon mercato, tutte pronunciate con la faccia contrita e severa, come richiesto dall’occasione. Nessuno però ha detto, eppure era la cosa che doveva colpire di più per novità e gravità, che mai né mafie né terrorismo avevano osato uccidere un magistrato dentro un palazzo di giustizia, e tanto meno, come in questo caso, dentro il suo ufficio. È in assoluto il primo omicidio di un magistrato all’interno di quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro della città; tutti gli altri omicidi sono avvenuti per strada, in luoghi pubblici, mai dentro un ufficio giudiziario. È un segnale da non sottovalutare, voluto dall’omicida per colpire l’amministrazione della giustizia nel suo quotidiano svolgimento, un’udienza penale pubblica come se ne tengono a migliaia, ogni giorno dell’anno, nel nostro paese. Ma torniamo all’ipocrisia, la cifra comune del linguaggio politico nazionale, usata nell’occasione senza risparmio, per esprimere sdegno e solidarietà alla magistratura, dimenticando che da anni il linguaggio politico, istituzionale anche ai più alti livelli, dell’informazione, ha individuato la magistratura e il mondo della giustizia come l’obiettivo del tiro a segno nazionale, all’interno del quale l’uso di armi da fuoco appare come una semplice variabile fuori programma. Vi sono giornali che da qualche tempo dedicano un paio di pagine al giorno per gettare fango sulla magistratura, senza distinzioni di sede, di funzioni, di attività, che si tratti di processi di mafia, di terrorismo, di corruzione, di omicidi passionali, a prescindere insomma, per partito preso. A livello politico funzionano meglio gli sberleffi, le battutacce, lo scherno e, dimenticavo, i moniti, distribuiti a ogni occasione solenne senza mai fare riferimento a casi e soggetti concreti, così, tanto per ammonire.
Oggi tutti fanno la faccia severa per chiedere di accertare le falle del sistema di sicurezza, ma nessuno ricorda che l’amministrazione della giustizia è stata letteralmente massacrata da decennali tagli di spesa, che mancano oltre ottomila unità di personale amministrativo. In effetti sono novemila, ma dall’inizio dell’anno ci ripetono sino allo sfinimento che mille posti sono stati coperti da ex dipendenti delle province, collocati in mobilità. Non dicono che sinora non ne è arrivato neppure uno e si dubita fortemente che arriveranno se non fra qualche anno. In questi casi si scopre la parsimonia nell’uso dei decreti legge, utilizzati invece senza economia per mandare a casa, alla fine dell’anno, tutti assieme, alla data prestabilita, oltre cinquecento magistrati, scoprendo altrettanti posti di organico che si aggiungeranno agli oltre mille già scoperti, senza curarsi dello sfacelo organizzativo che ne deriverà. O per ridurre le ferie, individuate come causa primaria della lentezza dei processi civili e penali. E ora che ci siamo, perché non rispolverare l’introduzione dei tornelli? A livello locale, quando si richiede il miglioramento e il rafforzamento delle misure di sicurezza interna ed esterna degli uffici giudiziari, in moltissime sedi insufficiente, la reazione dei sindaci, che devono provvedere alla spesa, poi rimborsata dallo Stato, è nella gran parte dei casi, negativa ed in qualche caso isterica e sprezzante, con il comodo pretesto della mancanza di risorse, che invece divengono largamente disponibili quando si tratta di distribuire consulenze, gonfiare la spesa pubblica, assumere personale in esubero, organizzare la sagra di non so quale ortaggio.
Trasformata la magistratura in una casta privilegiata, oziosa e inefficiente, non c’è da sorprendersi se essa viene poi individuata da utenti esasperati in nemico pubblico, verso il quale reagire con sempre maggiore aggressività. Che può manifestarsi con il profluvio di esposti e denunce che inondano i tavoli dei procuratori della repubblica, con il prossimo profluvio di azioni di responsabilità civile, e in qualche caso… con l’uso di armi da fuoco. Statisticamente può capitare.

 

* magistrato

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