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Il viadotto (dimenticato) di cui tutti parlano

LAMEZIA TERME Teatro della morte dell’operaio Adrian Miholca prima, incompiuta dal futuro incerto di cui nessuno – istituzioni comprese – sembra volerne saperne ora, e “location” che la Cgil ha sce…

Pubblicato il: 10/04/2015 – 13:01
Il viadotto (dimenticato) di cui tutti parlano

LAMEZIA TERME Teatro della morte dell’operaio Adrian Miholca prima, incompiuta dal futuro incerto di cui nessuno – istituzioni comprese – sembra volerne saperne ora, e “location” che la Cgil ha scelto per il Primo maggio che si terrà a Laino Castello: mai, come in queste settimane, si è parlato tanto dell’A3. Il tratto del Cosentino, tuttora serrato, è diventato, insieme, l’emblema delle disattenzioni della politica e dell’isolamento cui sembra essere condannata la regione, ma anche quello della voglia di riscatto dei calabresi che non ci stanno a rimanere “segregati” in una terra in cui spostarsi è diventata un’impresa, non solo per quanto riguarda strade (quelle distrutte di Oriolo comprese) e autostrade.
L’hashtag #liberiamolacalabria lanciato ieri dal Corriere della Calabria suTwitter, che in queste ore sta registrando un numero crescente di adesioni, ne è la riprova più immediata: la voglia di farsi sentire e di riprendersi un diritto ormai basilare, quello alla mobilità, è davvero tanta. I messaggi alla politica che resta silente o si azzarda a fare promesse autentiche o da marinaio – il tempo lo dirà – in questo contesto si sprecano. Il dissenso è ampio, e anche la Cgil l’ha intercettato: il sindacato ha infatti annunciato di aver scelto come “luogo simbolo” della festa dei lavoratori Laino Castello: «Sarà una giornata – hanno fatto sapere – per rivendicare il diritto alla mobilità negata, e per denunciare il totale isolamento e la mancanza di investimenti e di attenzione del governo nazionale verso il Mezzogiorno e la Calabria. Aspettare ulteriormente significa mantenere l’isolamento delle popolazioni calabresi e delle aree interne, che già vivono il disagio per il dissesto idrogeologico: si rischia – avverte il sindacato – di mettere in ginocchio un sistema economico e produttivo che vive di turismo, servizi e agroalimentare, ma che sostiene anche una piccola e media industria».
Da qui, la richiesta dell’immediato ripristino del viadotto Italia, e gli “sos” lanciati all’indirizzo del titolare del dicastero alle Infastrutture Graziano Delrio, di cui negli ultimi giorni si hanno solo notizie indirette: il governatore Oliverio lo avrebbe sentito ieri chiedendogli un «appuntamento urgente», e avrebbe ottenuto una risposta, se non esaustiva, quanto meno consolante, che gli ha palesato la «piena disponibilità» del neoministro a farsi carico del problema. In che termini, non è ancora dato saperlo. Un ulteriore passo avanti si starebbe compiendo in queste ore, e a darne notizia è il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno, che questa mattina avrebbe avuto un secondo colloquio telefonico con Delrio: «Mi ha comunicato – ha detto – di essersi attivato per il ripristino, nei tempi più brevi consentiti, del Viadotto Italia. Mi ha rassicurato riguardo al suo costante interfacciarsi con l’Anas per seguire passo per passo le attività necessarie affinché si pervenga a una soluzione della vicenda, che di fatto causa l’isolamento della regione dalla principale via di collegamento autostradale. L’impegno del ministro è un segnale importante, non solo per la risoluzione di una vicenda cruciale come quella del Viadotto Italia, ma anche per una decisa inversione di tendenza nell’attenzione per tutto il sistema delle infrastrutture calabresi, elemento decisivo per un compiuto sviluppo della nostra regione». Parole ritenute forse rincuoranti per tutti i calabresi che in queste ore si affanno a “liberare” la Calabria. La nebbia da diradare su modalità di intervento e, soprattutto, tempi, è però ancora tanta. 

 

Zaira Bartucca
z.bartucca@corrierecal.it

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