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Un patrimonio da valorizzare

Siamo ricchi, ma proprio ricchi, e non lo sappiamo. Posto che i soldi hanno il giusto valore che devono avere, a seconda delle esigenze personali e familiari di ognuno, la ricchezza a cui faccio ri…

Pubblicato il: 11/04/2015 – 9:48

Siamo ricchi, ma proprio ricchi, e non lo sappiamo. Posto che i soldi hanno il giusto valore che devono avere, a seconda delle esigenze personali e familiari di ognuno, la ricchezza a cui faccio riferimento è quella culturale. Noi non abbiano un’idea di quanto la Calabria possa essere ricca di capitale culturale. E non l’abbiamo perché non la conosciamo e non la vogliamo conoscere, o per pigrizia o per esterofilia. Durante i fine settimana preferiamo restare a bighellonare a casa, durante i giorni di vacanza come facciamo a non dire all’amico che «sai quest’anno sono stato in Tailandia oppure andrò a Bali o alla Seichelles?». Senza sapere che in Calabria ci sono ben 13 siti archeologici individuati dal ministero dei Beni culturali e 280 fra musei, archivi e collezioni, 414 biblioteche,186 sale teatrali, 646 beni vincolati. C’è voluto il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, a dare una svolta al dicastero, facendolo uscire dal letargo nel quale era stato relegato, all’indomani della sua costituzione dovuta al grande direttore Giovanni Spadolini. Franceschini si è mosso in tempo reale, e non solo per la Calabria evidentemente, facendo fare un censimento del capitale culturale delle nostre regioni. Cosa è emerso? La ricerca, curata da Big data e social network, con il contributo della Regione, e che è stata presentata dal presidente e dal direttore del Censis, Giuseppe De Rita e Giuseppe Roma e da altri insigni docenti. Tra cui non dimentichiamo l’illustre professore Salvatore Settis è di Rosarno, ed è un’autorità a livello europeo in materia di archeologia e beni culturali, significativamente della sua regione. Intanto è emerso che la Calabria ha due bandiere arancioni del Touring club, che è un marchio di qualità turistico ambientale destinato a quei comuni che costituiscono un eccellenza di per sé, dieci fra i borghi più belli d’Italia, tra borghi autentici, e ben 159 centri storici e insediamenti minori suscettibili di tutela e valorizzazione, a cui si aggiunge una città slow (una rete di comuni che si impegnano nel migliorare la qualità della vita degli abitanti e dei visitatori) e oltre settanta comuni con patrimonio edilizio storico risalente a prima del 1919.
E non è di tutti avere questo patrimonio, anche se solo il 15% dei comuni ha una biblioteca degna di questo nome e appena il 6% dispone di una sala cinematografica. Ma c’è di più. Per la nostra pigrizia o la nostra esterofilia, nel 2013 sono stati staccati solo 195mila biglietti, gratuiti o a pagamento, per visitare i 13 siti e monumenti archeologici. Il Censis ha sottolineato che i biglietti calabresi sono l’equivalente del solo sito di Castel del Monte, in Puglia, che pure non eccelle tra le cose conosciute ad ogni costo. E il bello è che in Calabria, la gran parte dei musei e dei siti archeologici hanno l’ingresso gratuito. O forse per questo. Le cose gratuite non le apprezziamo molto, non hanno valore. Se invece siamo costretti a pagare, come avviene nel resto dell’Europa, probabilmente, apprezzeremmo di più le cose di casa nostra. C’è da dire che gli studiosi sono fiduciosi. La riapertura di Palazzo Piacentini, a Reggio, dove sono esposti i Guerrieri venuti dal mare e non solo, fino alla fine di agosto ha avuto 156mila visitatori. In altri quattro mesi, che sono autunnali e invernali e con scuole iniziate, si potrebbero superare le 200- 240mila presenze.
E poi, per fortuna di fronte ai tanti che stanno con le mani in mano, c’è un gruppo di persone impegnate nella valorizzazione della nostra terra e hanno organizzato 26 festival specializzati, alcuni di valenza internazionale, dieci eventi a carattere multi tematico, tra manifestazioni della tradizione popolare e religiosa. È importante, però, che il Festival di Roccella jonica, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, debba essere annualmente e congruamente finalizzato, senza che ogni anno, il senatore Sisinio Zito, gli amministratori di quel comune e quanti sono coinvolti nella promozione dell’evento, non debbano uscir pazzi e non sapere se l’evento potrà aver luogo o no, a seconda delle collocazioni politiche di chi deve contribuire a finanziare il festival “Rumori mediterranei”. Si fa una legge regionale e si decide che questo appuntamento ha valenza riconosciuta e si può, così, preparare il cartellone dell’evento per tempo. Speriamo che quella del 2014 sia stata l’ultima volta delle pene inflitte al comune di Roccella e all’Associazione che, meritoriamente, si occupa di Roccella Jazz.
Nel 2013, si sono registrate 1,3 milioni di presenze, in tutta la Calabria, con una media di 35mila partecipanti per evento che sono stati ospitati in 67 comuni. I 39 eventi, sempre secondo i promotori della ricerca, sono costati 8 milioni di euro, con un introito di ben 55 milioni di euro spesi da visitatori e turisti, con un effetto moltiplicatore pari a sette volte l’investimento. Tutto bene? Certamente no. Occorre acquisire la consapevolezza che ai figli occorre dire di sì per i viaggi che chiedono, ma a condizione che vengano effettuati in Calabria, o nella maggior parte della Calabria, e poi, possono volare per l’estero, o la Sardegna o la Romagna.
E se poi, dopo la notizia data dalla Soprintendenza archeologica della Calabria sulla ripresa dei lavori di scavo per riportare alla luce buona parte della città di Thurii, la Calabria non acquisterà altri punti, ove ce ne fosse bisogno, non s può vivere con l’illusione che la città d Matera possa riscattare anche la Calabria, nel 2020? Nulla è più facile che illudersi perché l’uomo crede vero ciò desidera, diceva Demostene. E noi desideriamo l’altra Calabria!

*giornalista

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