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L’arrivo dei migranti, fra incredulità e speranza

REGGIO CALABRIA È sotto un cielo da cartolina che sfila, ordinata, la personificazione dei fallimenti della diplomazia internazionale. Il Gambia, piegato da una dittatura dimenticata, Etiopia e Eri…

Pubblicato il: 12/04/2015 – 19:54
L’arrivo dei migranti, fra incredulità e speranza

REGGIO CALABRIA È sotto un cielo da cartolina che sfila, ordinata, la personificazione dei fallimenti della diplomazia internazionale. Il Gambia, piegato da una dittatura dimenticata, Etiopia e Eritrea, ancora ingessate da un conflitto finito solo sulla carta, il Sudan che ancora sanguina per la guerra civile, il Bangladesh, stato cuscinetto di troppi interessi e troppi conflitti, le regioni affamate del Centro – Africa. I cinquecento ottanta migranti, recuperati dalla Guardia Costiera al largo delle coste libiche, aspettano per ore sul ponte del pattugliatore “L.Dattilo”, approdato nel pomeriggio nella prima domenica soleggiata di aprile a Reggio Calabria, che inizino le operazioni di sbarco. In molti hanno perso scarpe e bagagli, alcuni si riparano con le termocoperte che la Guardia Costiera fornisce ai naufraghi, ma tutti ancora si guardano – increduli – e ringraziano di essere arrivati. Vivi. I più non sanno dove precisamente siano approdati. Sono partiti dalla Libia la settimana scorsa su diverse carrette del mare, per essere recuperati nella notte fra venerdì e sabato da un pattugliatore inquadrato nel dispositivo Triton, il nuovo programma dell’Ue per l’assistenza e la gestione dell’emergenza mediterranea.

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A bordo della Dattilo sono tutti uomini, non ci sono né donne né bambini. Ma minori sì. Quando lo sbarco comincia, sono almeno una cinquantina quelli che via via si assiepano sotto i tendoni allestiti dall’ormai rodata macchina dell’accoglienza di Reggio Calabria. Si tratta per lo più di adolescenti, che si sono messi in viaggio in gruppo o a rimorchio di un parente o un amico più grande. Nessuno ha viaggiato con la famiglia. Qualcuno non ce l’ha più. Infreddoliti, spaventati, affamati. In inglese o in francese cerca di farsi capire, di spiegare da dove viene, quanti anni ha. Dai volontari della protezione civile ricevono the caldo, un biscotto o un pezzettino di dolce, le scarpe e i vestiti che negli ultimi mesi le varie associazioni hanno raccolto. Poco distante, i loro compagni di viaggio più adulti sono già in coda per salire sui pullman che li condurranno nei diversi centri italiani chiamati ad ospitarli.

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In centocinquanta andranno in Lombardia, cento in Toscana, mentre i centri di Campania, Piemonte e Lazio ne accoglieranno ottanta ciascuno, sessanta andranno in Veneto, mentre solo i minori non accompagnati e coloro che hanno bisogno di ospedalizzazione o terapie specifiche per riprendersi dal viaggio rimarranno in Calabria. Già sul molo, dopo i controlli medici di routine, ricevono la prima assistenza nelle tende allestite allo scopo, mentre le ambulanze sono pronte per portare in ospedale i casi più gravi. Stando a quanto comunicato dagli ufficiali medici della Dattilo, nessuno è troppo grave, ma per precauzione i mezzi del 118 sono schierati sulla banchina.
Nel frattempo, a bordo, gli uomini della Questura lavorano all’identificazione degli scafisti. Possono contare su pochissimi indizi e hanno i minuti contati perché le operazioni di sbarco, pre-identificazione e smistamento devono iniziare al più presto e possono contare solo su pochi indizi: le indicazioni della Guardia Costiera che li hanno tenuti sotto controllo in questi giorni di viaggio, quelle dei mediatori culturali che magari registrano i differenti accenti, le testimonianze di qualche passeggero coraggioso che si azzarda ad indicarli. Mentre lo sbarco comincia, gli investigatori sono ancora al lavoro. E fino all’ultimo momento disponibile cercheranno di individuare i mercanti di uomini.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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