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Fassina: «La Cgil sia una bussola per il Pd»

COSENZA Che cosa cambia anche in Calabria con il Jobs act? Se lo sono chiesti i rappresentanti della Cgil nel corso di un incontro che si è svolto, oggi pomeriggio, a Cosenza. Al dibattito hanno pa…

Pubblicato il: 13/04/2015 – 18:12
Fassina: «La Cgil sia una bussola per il Pd»

COSENZA Che cosa cambia anche in Calabria con il Jobs act? Se lo sono chiesti i rappresentanti della Cgil nel corso di un incontro che si è svolto, oggi pomeriggio, a Cosenza. Al dibattito hanno partecipato, oltre agli esponenti sindacali locali, anche il segretario regionale della Cgil Michele Gravano e il deputato del Pd Stefano Fassina.
«Bisogna partire dal merito – ha esordito Fassina commentando il Jobs act –. Vorrei concentrare l’attenzione sulla parte che ci sarebbe dovuto essere: il contrasto alla precarietà. Sono stati eliminati in parte solo i co. co. pro. Gli imprenditori non fanno i contratti a tempo indeterminato perché costano di più e non perché c’è l’articolo 18. Su questo dobbiamo lavorare per creare lavoro. Il lavoro non si crea solo modificando le regole del mercato. Abbiamo di fronte una carenza di domanda dalla quale non riusciamo a uscire. Bisogna far ripartire gli investimenti. Si deve tornare a crescere. Il piano Juncker è largamente virtuale. Chi governa si deve confrontare altrimenti rischia una deriva plebiscitaria. Ma non funziona così. Il disastro dell’intervento Fornero sulle pensioni è frutto della mancanza di un confronto con le parti sociali. Altro elemento di preoccupazione – ha aggiunto – riguarda gli interessi che il Pd vuole rappresentare. Noi dobbiamo rappresentare chi non ha il lavoro e chi non ce la fa più. Ultimamente noto però una disattenzione. Per questo la Cgil può essere una bussola per un partito come il Pd».
Un discorso condiviso dal segretario Gravano, che ha voluto ricordare l’azione di governo di Fassina: «Stefano Fassina è stato impegnato con noi su Mormanno, che ha ripreso a vivere dopo il terremoto, e lo stesso ha fatto per una vicenda che riguardava alcuni lavoratori a Vibo. Altra vicenda in cui è stato accanto a noi durante il governo Letta è stata quella delle armi chimiche a Gioia Tauro. Vediamo ora che cosa ha fatto Renzi. Quando è stato qui aveva promesso una cabina di regia sulla Calabria e anche le promesse fatte sulle Omeca sono state disattese. Se continua questa situazione la Cgil in Calabria e non solo non starà con le mani in mano. Perché non si può sciupare un’occasione per uscire dalla crisi. Il Mezzogiorno deve crescere di più del Nord per superare il gap. Le vere vittime saranno i giovani. Un cerchio magico a sostegno di una persona non c’è mai piaciuto. Per questo faremo sentire la nostra voce nei prossimi giorni».
I lavori sono stati aperti e coordinati da Gabriella Solbaro, segretario confederale della Cgil di Cosenza, che ha iniziato con un commosso saluto al segretario generale della Camera di lavoro di Cosenza, Giovanni Donato che è scomparso nelle scorse settimane.
«Garantire pari diritti a tutti i lavoratori. È questa la battaglia che bisogna condurre tutti insieme». Ne è convinto Massimiliano Ianni, segretario generale Filtcem Cgil di Cosenza. Un invito alla compattezza è stato rivolto anche da Simone Celebre, segretario generale Fillea Cgil Cosenza.
«La crisi che stiamo vivendo oggi – ha detto il docente di Politica economica all’Unical Francesco Aiello – è una crisi dell’offerta. Dobbiamo fare una valutazione ex ante sulle valutazioni che riguardano il jobs act. A regime si verificherà che la produttività sarà più elevata. Se questo fosse vero che ben venga. Le implicazioni di natura sociale sono di due tipi: ci saranno 50enni e 60enni che si dovranno ricollocare sul mercato. Quindi ci sarà una massa di persone disoccupata che è anziana. Alla fine del triennio le nuove imprese dovranno fronteggiare nuovi costi del lavoro».
«Il governo latita – ha ribadito Umberto Calabrone, segretario confederale Cgil Cosenza – sulle politiche del Mezzogiorno. In Calabria il Jobs act è disastroso soprattutto perché siamo la regione più precaria del Paese. Qui non abbiamo tante aziende con più di 15mila dipendenti. Su questo il governo deve fare una riflessione seria. E per fare questo deve leggere il piano di sviluppo della Cgil».

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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