LAMEZIA TERME Alla fine Pietro Ciucci ha gettato la spugna. Il presidente e amministratore delegato dell’Anas ha rimesso il suo mandato nelle mani del neo ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio al termine di un incontro con il capo del dicastero di Porta Pia.
Non ha retto alla bufera di polemiche suscitate da una serie di cedimenti strutturali registrati lungo le arterie stradali gestite dalla società, ma soprattutto alle inchieste della magistratura che tiravano dentro in qualche modo la sua gestione. Non ultimo anche il procedimento avviato dalla Corte dei Conti il 24 marzo scorso che contestava proprio a Ciucci e ai condirettori generali dell’Anas Leopoldo Contorti, Stefano Granati e Alfredo Bajo a risarcire 17,3 milioni di euro di danno erariale per «responsabilità per fatto colposo» per una vicenda tutta calabrese: la realizzazione del lotto della statale 106 Jonica tra lo svincolo di Squillace e quello di Simeri Crichi oltre al prolungamento di 5 chilometri della statale 280 “Due mari” tra San Sinato e Germaneto.
È stato comunque il fuoco incrociato mediatico sui crolli – che si sono succeduti in questi ultimi mesi – con molta probabilità che ha potuto dare il colpo di grazia decisivo sulla sorte della presidenza dell’Anas, portando Ciucci alla decisione di rimettere quell’incarico. Sull’incidente del viadotto Italia e sulla tempistica del ripristino della viabilità su quel tratto dell’autostrada A3 – che ha di fatto tagliato fuori la nostra regione dal resto del Paese – il Corriere della Calabria aveva sentito sabato scorso il presidente dell’Anas. Ricevendo da quella intervista in qualche modo rassicurazioni sulla ripresa dei lavori sul cantiere. Evidentemente però le criticità – con le quali l’uomo che ha retto le sorti della più grande azienda stradale del Paese negli ultimi dieci anni ha dovuto rapportarsi – questa volta sono state più insormontabili della sua senza dubbio innata capacità di navigare con qualsiasi maggioranza di governo. E la classica buccia di banana sulla quale Ciucci è scivolato potrebbe averla inciampata proprio sulle strade calabresi.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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